Santi: "Rinnovabili ed efficienza per abbassare le bollette"

Leonardo Santi
“Rinnovabili ed efficienza
per abbassare le bollette”

di Paola Sesti


In un contesto di transizione, cosa serve per garantire accessibilità all’energia senza compromettere la sostenibilità del sistema e ridurre costi? Una chiacchierata sul rapporto tra consumatori e mercato energetico, tra complessità normativa, scelte di consumo e investimenti infrastrutturali

Nell’agenda di Giorgia Meloni l’energia viene subito dopo la politica estera. Prova del fatto che il tema è ritenuto cruciale, il Governo sembra abbia deciso di intervenire in maniera informale e la cabina di regia messa in piedi da Palazzo Chigi sta studiando un provvedimento che tagli in maniera strutturale le bollette per le famiglie. Ma se i tagli in bolletta rappresentano una disposizione popolare - e di certo una mossa politicamente utile - abbassare il costo dell’energia per decreto si può?

Nuova Energia lo ha chiesto a Leonardo Santi, direttore affari regolatori e istituzionali di E.ON e presidente di AIGET, l’Associazione che raggruppa grossisti e trader dell’energia e del gas. «I costi della nostra bolletta sono il frutto delle scelte energetiche degli ultimi 30 anni; non sarà un decreto o una delibera a cambiare le cose come con un tocco di bacchetta magica. Occorre incidere sul meccanismo che determina il prezzo dell’energia. E non solo».

Qual è il divario tra ambizione e realtà?
L’affordability dell’energia (che potremmo rendere con ‘il grado di accessibilità all’acquisto’) sta mantenendo centralità. Lo scenario di prezzi, ancora ben sostenuti, è caratterizzato da elevata volatilità, che deriva in primo luogo dalle incertezze geopolitiche e dai conflitti di cui non si intravede purtroppo la conclusione.
In questa situazione, ben vengano aiuti pubblici a famiglie e imprese, purché siano ben indirizzati e attuati con modalità non distorsive delle dinamiche di mercato. In questo senso, i bonus sociali - potenziati quando serve - sono certamente strumenti efficaci, anche se costituiscono un supporto temporaneo. Ovviamente, sarebbe meglio agire con meccanismi strutturali.

Oggi si discute del disaccoppiamento del prezzo dell’elettricità da quello del gas, inteso come il superamento della correlazione tra le due fonti nei meccanismi di formazione del prezzo.
Sebbene il traguardo appaia ancora lontano, esistono già strumenti concreti che vanno in questa direzione, e altri sono in fase di implementazione: la contrattazione di energia rinnovabile di lungo periodo, con controparte pubblica o privata, è nei fatti un meccanismo di disaccoppiamento.
In parallelo, è necessario insistere sul fronte dell’efficientamento energetico e dell’autoconsumo da fonte rinnovabile, che determinano un risparmio strutturale.

Il tema non riguarda solo le imprese, ma anche le famiglie.
Dobbiamo aiutare i consumatori ad adottare soluzioni che permettano di risparmiare energia - e quindi denaro - nel lungo periodo: impianti fotovoltaici, sistemi di accumulo, automazione domestica. I meccanismi di incentivazione sono stati finora troppo frammentati e discontinui. Se in passato sono stati a volte distorsivi, oggi sono insufficienti e l’installazione di fotovoltaico, per clienti industriali e residenziali, è in contrazione rispetto allo stesso periodo del 2024: meno 30 per cento per i primi, meno 40 per cento per i secondi.
Serve dare impulso all’investimento privato attraverso un quadro più organico e stabile. In E.ON restiamo convinti che lo strumento fiscale sia il più efficace per supportare famiglie e imprese che investono in autoconsumo, anche accompagnato da una reintroduzione selettiva dello sconto in fattura.

Si intuisce un notevole grado di complessità.
In generale, nel settore energetico è diventato più articolato lo scenario in cui si prendono le decisioni, che a loro volta sono influenzate in maniera importante da dinamiche sociali ed economiche.
Ci sono tanti portatori di interesse ed è aumentata la domanda di interventi concreti da parte di cittadini e imprese. A questa domanda sono chiamati a rispondere attori distribuiti su livelli diversi. La competenza in materia di energia non è sempre chiara e definita, e spazia oggi più che mai dall’Unione Europea allo Stato, dalle Regioni fino al piccolo Comune.
Per fare un esempio molto semplice, basti pensare al tema della definizione dei criteri per l’individuazione delle cosiddette aree idonee per l’installazione degli impianti di generazione di energia da fonte rinnovabile: qui si è creato un vero e proprio conflitto istituzionale tra Stato e Regioni che, dopo anni di attese, ha rallentato e rischia di rallentare ulteriormente lo sviluppo di impianti cruciali per la decarbonizzazione e per l’indipendenza energetica del nostro Paese.

Sono cambiati - e cresciuti di numero - anche gli interlocutori.
In una società sempre più disintermediata, oggi ci sono tanti portatori di interesse che hanno accesso immediato alle informazioni (più o meno accurate) e chiedono a buon diritto di essere coinvolti nei processi decisionali. Questo conferisce loro un peso crescente, sia diretto sia indiretto, perché influenzano le scelte dei decisori. Siamo quindi di fronte a una molteplicità di soggetti con cui è necessario dialogare.

Come si fa?
È essenziale avere un patrimonio di conoscenze tecniche sempre più solido, saper lavorare sui contenuti. Oggi i Public Affairs sono meno basati sulle relazioni personali, quanto piuttosto sulla capacità di elaborare proposte concrete, credibili, ben strutturate anche dal punto di vista tecnico e scientifico.[...]

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