“Si può vincere solo con l’innovazione” |
di Agostino Re Rebaudengo, presidente di Asja Ambiente Italia
La crisi economica di questi ultimi anni ha prodotto, nel nostro Paese, effetti ampiamente negativi anche nel settore della ricerca e sviluppo (R&D), peraltro già cronicamente malato; ciò si traduce in una drastica riduzione degli investimenti, nonostante l’opportunità di usufruire di sgravi fiscali. Il governo ha recentemente imposto agli enti di ricerca pubblici tagli che in alcuni casi raggiungono l’80 per cento; questo certo non gioverà alla competitività del nostro Paese, che rischia davvero di rimanere il fanalino di coda tra le nazioni industrializzate. Un recente articolo apparso su il Sole 24 ore sottolinea come l’Italia attragga poco gli investitori esteri o, addirittura, come è già successo per esempio con Motorola a Torino e Glaxo a Verona, si assista ad una ritirata di chi ha lavorato nel nostro Paese. Due le ragioni fondamentali: l’insufficienza dei finanziamenti pubblici e la scarsa collaborazione tra enti di ricerca e imprese. Gli investimenti in R&D, soprattutto nel settore privato, sono piuttosto esigui; ciò è causato dalla particolarità del tessuto industriale italiano, costituto da un alto numero di piccole-medie imprese e da una strutturale debolezza patrimoniale che porta a implementare tecnologie già disponibili e, in genere, a investire solo per un perfezionamento, magari aggiungendo un po’ della famosa inventiva italiana… Lo dimostrano gli ultimi risultati pubblicati sulle esportazioni italiane: solo il 9,3 per cento ha un alto contenuto tecnologico, a fronte di un 49,3 per cento con tecnologia di basso livello. In Italia la ricerca scientifica è generalmente lontana dalla realtà industriale/produttiva. Questa distanza rischia di svuotare la ricerca del suo significato primario, relegandola ad esperienze di laboratorio con possibili applicazioni, spesso, troppo lontane nel tempo. L'articolo completo è disponibile solo per gli abbonati. |