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Se l’energia non scorre: l’orto senz’acqua della transizione europea Stampa E-mail

Se l’energia non scorre: l’orto senz’acqua della transizione europea

di Carolina Gambino


Secondo il circolo virtuoso auspicato dalla UE, gli investimenti alimentano l’innovazione e l’innovazione attira gli investimenti. Sulle reti elettriche - linfa vitale per la transizione energetica - l’Unione Europea investe ancora troppo poco. Come se la cava in innovazione? La risposta nei brevetti

Rientro settembrino decisamente sottotono quello della leader della Commissione Europea Ursula von der Leyen e dell’ex presidente della BCE Mario Draghi, che nella conferenza dedicata al Rapporto Draghi un anno dopo la sua pubblicazione offrono un bilancio ben poco incoraggiante. Più compassata lei («comincio dagli aspetti positivi, prima di arrivare alle sfide»), senza mezzi termini lui («gli europei sono più vulnerabili, più delusi, più vincolati rispetto ai competitor»). 

Se parliamo di competitività, più o meno esplicitamente nei discorsi di entrambi l’Europa sta scomodamente seduta tra l’incudine americana e il martello cinese, con le idee ancora abbastanza chiare sui macro-obiettivi da raggiungere, un po’ meno su come finanziarli. Tutto parte dalla tecnologia, ribadisce però Draghi, e in questo senso l’intelligenza artificiale ha in potenza lo stesso potere trasformativo dell’avvento dell’energia elettrica. Che peraltro, sottolinea Draghi, è fondamentale per l’AI tanto quanto la tecnologia. 

Secondo l’Osservatorio apposito istituito dallo European Policy Innovation Council, delle 383 misure scaturite dalle raccomandazioni del Rapporto Draghi, solo 43 sono state implementate. E guardando lo spaccato, il settore che avanza meno è proprio l’energia: meno del 16 per cento di misure parzialmente realizzate, poco oltre il 66 per cento quelle in corso d’opera, 18 per cento quelle ancora dormienti. Nessuna completata. 

Eppure - dichiara von der Leyen - in UE l’energia è troppo cara e ci sono Stati membri che pagano il triplo di altri. I picchi si potrebbero evitare se l’energia potesse fluire liberamente. Mancano gli interconnettori: dove ci sono, spesso li usiamo male. La corsa degli elettroni si inchioda davanti a otto macrocolli di bottiglia sparsi sul territorio dell’Unione. 

Ad agosto 2025 l’analisi a più mani fatta da Beyond Fossil Fuels, Ember e IEEFA (Institute for Energy Economics and Financial Analysis) aveva messo il dito nella piaga: 1.700 GW di rinnovabili sono fermi in attesa di collegamento alla rete e l’Europa nel 2024 si è mangiata una fetta di generazione verde per un valore di 7,2 miliardi di euro in sette Paesi membri, a causa delle limitazioni di capacità. 

Quasi 600 miliardi di euro l’ammontare degli investimenti necessari alle reti elettriche entro il 2030, secondo il Rapporto Draghi, per un’energia meno costosa, più pulita, e che renda l’UE più competitiva. 400 miliardi di dollari l’anno però li si investe in reti in tutto il mondo, puntualizza la IEA. Ad aprile 2025 è la Corte dei Conti europea (ECA) a fare i conti in tasca ai gestori di rete: per le infrastrutture annualmente hanno sborsato in media 30 miliardi di euro tra il 2015 e il 2023; ma da qui in avanti dovranno scucirne almeno 65 fino al 2030, e fino a 96 miliardi l’anno nel decennio successivo. 

Nonostante la relazione sia uscita il 1° aprile, non è uno scherzo la tirata d’orecchie di Keit Pentus- Rosimannus, capofila degli analisti dell’ECA: metà delle linee di distribuzione ha più di 40 anni, ma competitività e autonomia passano per infrastrutture moderne. La domanda di energia sarà più del doppio entro il 2050; servono nuove tecnologie, stoccaggio e flessibilità per abbassare i costi. 

L’UE però si attarda, tra incertezze, difficoltà, frammentazioni e alibi. La Banca Europea per gli Investimenti giunge in soccorso, con la cifra record di 11 miliardi di euro messi a disposizione di reti e storage, con la ferma intenzione di supportare l’innovazione tecnologica e industriale. Se gli investimenti alimentano l’innovazione e l’innovazione attira gli investimenti, come se la passa l’innovazione di rete in UE? 


Il buongiorno dell’innovazione si vede dal brevetto 
Le informazioni sui brevetti sono l’indicatore più precoce dell’innovazione di un settore, sostiene Antonio Campinos, presidente dell’Ufficio Brevetti europeo (EPO, European Patent Office). La protezione offerta dai brevetti è fondamentale per trasformare la ricerca in soluzioni pronte per il mercato. [...]

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