Pompaggi hydro / 1 La batteria più grande del mondo |
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Pompaggi hydro / 1
La batteria più grande del mondo
di Carolina Gambino

Pompaggio idroelettrico: la soluzione definitiva per lo stoccaggio di energia? Tra entusiasmo, scetticismo e rivalità con le batterie elettrochimiche, sembra arrivato il momento buono, tanto da spingere molti a parlare di rinascimento di questa tecnologia. Una carrellata non esaustiva
«L’idroelettrico con pompaggio è un fantastico strumento sempre più utilizzato nelle reti energetiche in tutto il mondo per conservare l’energia in eccesso e utilizzarla al bisogno». L’entusiasmo inequivocabile è di Rebecca Ellis, senior energy policy manager della IHA - International Hydropower Association.
Ellis è forse di parte, ma sono in molti ad indicare questa soluzione vecchia di oltre un secolo come la chiave di volta per garantire stabilità ed equilibrio alle nuove architetture energetiche, superando intermittenza e fluttuazione.
I dati IHA piazzano i pompaggi idroelettrici al primo posto nella classifica dello stoccaggio a lunga durata, con il 94 per cento dell’energia accumulata in tutto il mondo: una capacità installata globale pari a 200 GW, tradotti in 9.000 GWh di elettricità, surclassando le batterie agli ioni di litio o con qualsiasi altra chimica.
La lunga durata è tutt’altro che un dettaglio. A detta di Michael Turnbull, presidente dell’IHA, la scarsa attenzione per questo fattore rappresenterebbe addirittura «la crisi ignorata dentro la crisi energetica». Potenziare lo sviluppo delle tecnologie LDES (Long Duration Energy Storage) sarebbe dunque la vera svolta nella gestione delle reti a tasso crescente di rinnovabili, superando i disallineamenti tra produzione e domanda, per far fronte anche all’impatto delle alterazioni crescenti e massicce del clima.
A maggior penetrazione di rinnovabili variabili corrisponde infatti l’aumento della durata dello stoccaggio necessaria a supportarne la quota crescente. Lo sviluppo di tecnologie LDES diventa dunque una necessità impellente, stando anche alle previsioni IRENA: aumento delle rinnovabili dai 3,8 TW attuali agli 11 TW di potenza installata entro il 2030 per contenere l’aumento di temperatura globale entro il grado e mezzo. O stando agli impegni assunti da 133 Paesi alla COP 28 (almeno 11 TW di rinnovabili al 2030). O all’ulteriore crescita - 28 TW nel 2050 - predetta dal World Energy Outlook IEA.
Quanto a capacità di storage, secondo il LDES Council (unione di associazioni di categoria e professionisti delle energie pulite e dello stoccaggio energetico) 1 TW è il target da raggiungere entro il 2030, 8 TW entro il 2040.
Diverse le opzioni al vaglio per colmare il gap. A fronte di una serie di vantaggi, l’onore e l’onere di fornire una soluzione al bisogno di storage grid-scale a lungo termine sembra ricadere sul pompaggio idroelettrico. Questo per massa critica, diffusione attuale e potenziale, capacità, durata degli asset, efficienza. Ma non senza difficoltà e contrapposizioni.
Vecchia conoscenza, abito nuovo
Vecchi di oltre un secolo - del 1907 i primi impianti in Svizzera, ma qualche fonte indica date ancor più indietro nel tempo - i pompaggi idroelettrici da più di qualche anno sono rientrati nel dibattito.
Definito di volta in volta il coltellino svizzero dell’industria energetica, l’eroe silenzioso dell’energia verde, il baluardo del Net-Zero, il pompaggio idroelettrico (PSH Pumped storage hydropower o PHS Pumped Hydro Storage nell’acronimo anglosassone) è uscito dall’armadio in cui giaceva dopo aver goduto di grande popolarità tra gli anni ‘60 e gli ‘80 del secolo scorso, riproposto ora come una soluzione vecchia per un problema nuovo. [...]
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