COOKIE
 
PAUSA-ENERGIA
 
Nucleare in Italia, verso una nuova primavera? Stampa E-mail

Nucleare in Italia,
verso una nuova primavera?

di Roberto Napoli, professore emerito di Sistemi Elettrici Politecnico di Torino e Consigliere Ordine Ingegneri Provincia di Torino e Bruno Panella, professore emerito di Ingegneria Nucleare Politecnico di Torino


Il nostro Paese, pur tra i primi per gli studi e la tecnologia atomica, decise di rinunciare ai propri reattori per produrre elettricità. La situazione adesso è cambiata. Il nucleare garantisce approvvigionamenti sicuri, la decarbonizzazione e la competitività del sistema industriale

Dopo tanti anni di abbandono, forse ci siamo: il Consiglio dei Ministri ha approvato un disegno di legge per consentire il ritorno dell’Italia alla produzione di elettricità da fonte nucleare. Il nostro Paese, pur essendo fra i primi per gli studi e la tecnologia atomica, decise (prima coi tre referendum del 1987 e poi con quello del 2011) di rinunciare a dotarsi di reattori nucleari per produrre elettricità.

Il referendum del 1987 avveniva dopo l’incidente occorso alla centrale di Chernobyl (allora in URSS, ora in Ucraina) nel 1986, mentre l’Italia, con quattro centrali nucleari attive (Caorso, Latina, Trino Vercellese, Garigliano) era fra i Paesi all’avanguardia. Sebbene il referendum non abolisse esplicitamente la produzione di energia dall’atomo, il risultato portò alla chiusura delle centrali a all’abbandono del programma nucleare italiano. Il referendum del 2011 avvenne dopo l’incidente di Fukushima (Giappone) e abrogò una norma del governo Berlusconi che riapriva alla costruzione di nuove centrali nucleari. Dopo l’energia nucleare non è più stata presa in considerazione come opzione concreta per la politica energetica italiana.

La situazione adesso è profondamente cambiata. I recenti eventi bellici in Europa orientale, l’evoluzione dei rapporti USA-UE, la disponibilità e la volatilità dei prezzi del gas naturale hanno riproposto il tema dell’abbassamento dei prezzi energetici per imprese e consumatori e della riduzione della dipendenza dell’Italia da fornitori critici.

Nella Relazione al disegno di legge sul nucleare si afferma che «la politica energetica costituisce uno degli assi strategici delle politiche volte ad assicurare l’approvvigionamento, lo sviluppo economico, la sovranità nazionale e l’indipendenza del Paese».

Gli obiettivi perseguiti sono l’approvvigionamento energetico sicuro e non interrotto, il raggiungimento della decarbonizzazione, la sostenibilità dei prezzi per gli utenti finali domestici, la competitività del sistema industriale, la tutela dell’ambiente.

L’energia nucleare, si sottolinea nella Relazione, rappresenta la fonte più pulita dal punto di vista delle emissioni climalteranti, garantendo un flusso energetico «stabile e programmabile, indipendentemente dalle condizioni atmosferiche, a integrazione delle rinnovabili non programmabili». Oltre ad essere inclusa fra le attività ecosostenibili, l’energia da fonte elettronucleare può efficacemente complementare le rinnovabili nel soddisfare la crescente domanda elettrica (attivata anche dai nuovi consumi altamente energivori dei sistemi di intelligenza artificiale).

Peraltro, il rifiuto italiano del nucleare non manca di qualche venatura ipocrita, visto che l’Italia dipende già, in parte, dall’importazione di energia elettrica dalle centrali nucleari francesi.

Una sana prudenza porta a ritenere oggi più che mai indispensabile poter disporre di una pluralità di fonti di generazione affidabili e con costi di produzione meno soggetti a fluttuazioni improvvise. [...]

PER LEGGERE L'ARTICOLO COMPLETO ABBONATI ALLA RIVISTA

© nuova-energia | RIPRODUZIONE RISERVATA

 
© 2005 – 2025 www.nuova-energia.com