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Prezzi negativi nei mercati dell’energia? No, grazie Stampa E-mail

Prezzi negativi nei mercati dell’energia?
No, grazie

di Guido Pier Paolo Bortoni - Presidente CESI

Guido Bortoni - la rubrica su Nuova Energia


Perché indico nei prezzi negativi una distorsione nociva del buon funzionamento dei mercati? La risposta si trova analizzando il significato del mercato del giorno prima come meccanismo che tende a valorizzare il kWh nel tempo (anche istantaneamente) e nel luogo (anche a livello del singolo nodo di rete) in cui viene prodotto o consumato

Potessi parafrasare - non senza qualche timore - un passaggio geniale di Immanuel Kant - potrei dire: «Nel regno dei fini, cioè nella comunità degli esseri razionali, ogni cosa fungibile, che può essere sostituita con qualcos’altro di equivalente, ha un prezzo [mono-verso, n.d.a.]; tutto ciò che è al di sopra di ogni prezzo ha invece una dignità». Dunque, neanche in filosofia - dove tutto è possibile - si può osare immaginare prezzi non mono-verso, financo negativi.

Così in tutte le attività economiche e nei servizi di interesse generale come l’energia, il sistema dei prezzi dovrebbe seguire una logica di corresponsione di prezzi positivi (mono-verso, appunto) a fronte della cessione di un bene/prodotto o dell’erogazione di un servizio, dove il livello del corrispettivo - pur piccolo a piacere - è comunque sempre nel verso di indennizzare il venditore del bene o il prestatore d’opera da parte del fruitore di questi e mai nel verso opposto.

Il condizionale “dovrebbe” è d’obbligo, in quanto è noto come la disciplina europea dei mercati elettrici prevede la categoria dei prezzi negativi, introdotta pochi anni or sono in ossequio alla feroce teoria dello scarcity pricing, se intesa alla lettera e portata oltre l’estremo opposto negli stati di abundance pricing, dunque al di fuori di ogni buon senso.

Comincio così questo numero della mia rubrica per significare quanto sia innaturale la previsione che, nel mercato elettrico, in alcune ore di straordinaria abbondanza di produzione elettrica rinnovabile in una determinata area, compaiano prezzi negativi orientati a “pagare i consumatori”, pur di produrre. Si tratta delle cosiddette ore di overgeneration, in cui l’energia prodotta eccede i consumi reali, la ricarica degli accumuli e l’evacuazione di energia elettrica via trasmissione della stessa verso altre aree di mercato.

Ma non è tanto l’innaturale essenza dei prezzi negativi ciò che disturba, cioè “pagare per produrre”, quanto piuttosto la loro inutilità o, addirittura, la loro perniciosità nei riguardi del consumatore finale di ogni ordine e grado.

Perché indico nei prezzi negativi una distorsione nociva del buon funzionamento dei mercati? La risposta si trova analizzando il significato del mercato del giorno prima come meccanismo che tende a valorizzare il kWh nel tempo (anche istantaneamente) e nel luogo (anche a livello del singolo nodo di rete) in cui esso viene prodotto o consumato.[...]

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