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Borgarello:"Edifi ci pubblici più efficienti? Le soluzioni ci sono" Stampa E-mail

Marco Borgarello
“Edifi ci pubblici più efficienti?
Le soluzioni ci sono”

di Marta Sacchi



Quale può essere il ruolo della Pubblica Amministrazione nel processo di transizione del Paese? Quali strategie - e relativi impatti per le casse dello Stato - da adottare per il rispetto degli obiettivi nazionali e comunitari in materia di efficienza energetica negli edifici della PA?

Cominciamo dal principio: con la pubblicazione della Direttiva 2023/1791 la Commissione Europea ha deciso di rilanciare ulteriormente il messaggio di promuovere l’efficienza energetica, chiamando gli Stati membri a dare l’esempio.

Nella pratica, si chiede a ciascun Paese della UE-27 di sviluppare un piano di riqualificazione del proprio patrimonio edilizio, assicurando di conseguire ogni anno negli edifici degli enti pubblici un volume di risparmi energetici almeno equivalente a quello che si otterrebbe se si trasformasse il 3 per cento annuo della superficie della PA in edifici a emissioni zero (o quanto meno in edifici a energia quasi zero, Nearly Zero Energy Building - NZEB). Quale può essere l’approccio più opportuno per raggiungere un così ambizioso risultato nel nostro Paese?

Nuova Energia ha cercato di analizzare la questione insieme a Marco Borgarello, direttore dell’Unità Tecnica Uso efficiente dell’energia per gli usi finali e territorio di RSE - Ricerca sul Sistema Energetico. «L’efficienza energetica, con il motto energy efficiency first, costituisce da tempo un principio guida trasversale delle politiche di governance europee in materia di clima ed energia, in virtù del fatto che non esiste nessun vettore energetico più sostenibile di quello non utilizzato».

Sul principio credo non ci siano dubbi e il consenso è trasversale e condiviso. Il tema di discussione è come dare esecuzione a tale principio, con quali tempi e con quali risorse.
È vero. E la questione, poi, si fa ancora più complessa quando, come richiesto dalla Commissione Europea, si deve metter mano al patrimonio pubblico. L’intento della Direttiva è chiaro: la dimensione della superficie in gioco, le ampie potenzialità di efficientamento, la proprietà e la disponibilità di risorse pubbliche costituiscono, infatti, le condizioni ideali per contribuire in maniera esemplare al raggiungimento degli obiettivi europei di decarbonizzazione. Questi presupposti, inoltre, dovrebbero sviluppare le migliori condizioni per attivare, stimolare e rendere più conveniente la riqualificazione del settore privato. Tale approccio, condivisibile nei principi, tuttavia spesso deve fare i conti con le rigidità del sistema di governance, fortemente vincolato da disponibilità economiche, seppur importanti, comunque limitate da vincoli di bilancio e di spesa e dalla difficoltà di amministrare, gestire e far funzionare l’apparato pubblico. È quindi necessario trovare un equilibrio fra questi parametri.

Fornire un supporto alle istituzioni e ai decisori per rendere sostenibili (anche economicamente) gli obiettivi climatici europei è proprio una delle mission dell’Unità Tecnica che dirige.
Ed è quello che abbiamo fatto nel redigere la monografia I consumi della Pubblica Amministrazione. Soluzioni e impatti economici per edifici pubblici più efficienti (edita a fine 2024 nella collana RSEview): analizzare quale potrebbe essere il ruolo della PA nel processo di transizione energetica in atto nel Paese, valutando possibili strategie e relativi impatti per le casse dello Stato e, allo stesso tempo, fornendo elementi conoscitivi utili alle Istituzioni per completare la scelta delle possibili misure da adottare per il rispetto degli obiettivi nazionali e comunitari.
Com’è nel DNA di RSE, quello utilizzato è un approccio di sistema, in cui elementi differenti - tecnologici, energetici, ambientali ed economici - contribuiscono e concorrono alla valutazione finale. Il lavoro della monografia si inserisce nell’attività di Ricerca di Sistema che RSE svolge ad ampio raggio sui temi dell’efficienza energetica e si avvale dell’esperienza acquisita nelle attività di consulenza e di supporto nei tavoli tecnici istituzionali ai quali RSE spesso è chiamata a dare il proprio contributo. Per questo, data l’ampia estensione e complessità della ricerca, l’analisi è svolta in collaborazione con le principali istituzioni coinvolte e con le agenzie interessate e competenti sul tema.

L’obiettivo è davvero molto ambizioso: è fi ducioso che si potrà realizzare?
Da semplice cittadino spero che si possa promuovere un percorso di progressivo rinnovamento. Da ricercatore, ci sono tanti motivi per ritenere opportuno e conveniente farlo. Ne cito tre: una ragione etica, una economica e una ambientale. L’aspetto etico: la Pubblica Amministrazione è, di fatto, la rappresentazione plastica del ruolo dello Stato. Per questo, è ampiamente diffusa sul territorio, distribuita su diverse tipologie di edifici la cui costruzione si è stratificata nel tempo, ed eroga e gestisce un’ampia gamma di servizi ai cittadini.
Quindi, il termine esemplare esplicitato dalla Direttiva, assume in questo contesto un più ampio valore, che definirei quasi etico. Avere una scuola efficiente e confortevole, un ospedale che funziona bene e non spreca risorse, sono tutte condizioni che contribuiscono a migliorare sia la qualità degli ambienti, sia la vita delle persone. Insomma, mi piace pensare che la comodità e il comfort degli edifici pubblici aiuti, forse, anche a migliorare la fiducia nel rapporto fra Stato e cittadini e tutto quanto ne consegue. Pensiamo anche al tema della rigenerazione urbana, ai temi della sicurezza… [...]

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