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CO2 atmosferica, natura e nucleare Stampa E-mail

CO2 atmosferica, natura e nucleare

di Riccardo DeSalvo


È possibile utilizzare le forze della natura per catturare la CO2 emessa in atmosfera dall’industria? È necessario, o addirittura utile, spendere tempo e denaro per segregarla? Considerazioni su un tema controverso

Quanto dirò sarà sicuramente controverso, per cui lasciatemi prima fare delle premesse. Freeman Dyson, professore a Princeton, è stato uno dei più grandi liberi pensatori dei nostri tempi. Fisico teorico e matematico famoso per i suoi lavori sulla teoria quantistica, astrofisica, fisica nucleare e ingegneria, di lui si può veramente dire nomen omen: Freeman significa uomo libero e lui era davvero un libero pensatore.

Nell’aprile 2020 pubblicò il saggio Heretical thoughts about science and society, pensieri eretici sulla scienza e sulla società. Non entro nel merito delle sue conclusioni, fra cui mette in dubbio la connessione fra il riscaldamento globale e la CO2. Il punto chiave per me risiede in un punto di quel saggio, nel quale Freeman dichiara: «Un campo di mais che cresce in pieno sole, a metà giornata consuma tutta l’anidride carbonica presente entro un metro dal suolo in circa cinque minuti. Se l’aria non fosse costantemente agitata da correnti convettive e venti, il mais smetterebbe di crescere».

Pensando che stesse esagerando, per controllare la sua dichiarazione andai a cercare dati per calcolare quanta biomassa è prodotta in un ettaro coltivato a mais nei 70 giorni fra la semina e il raccolto. Il mio calcolo dette come risultato: meno di 4 minuti. Freeman non esagerava davvero!
Freeman continua e scrive: «Circa un decimo di tutta l’anidride carbonica presente nell’atmosfera viene convertita in biomassa ogni estate e restituita all’atmosfera ogni autunno». Anche su questo punto mi trovai a dover concordare con lui.

Nel settembre del 2014 avevo scritto un articolo che calcolava il tempo di permanenza dell’anidride carbonica in atmosfera usando i dati della concentrazione crescente di CO2 raccolti dal CDIAC – Carbon Dioxide Information Analysis Center del Dipartimento dell’energia (DOE) degli Stati Uniti d’America.
Si tratta dei famosi dati di Mauna Kea e di altri osservatori installati in seguito a diverse latitudini.

Anche io notai la stessa oscillazione stagionale della concentrazione di CO2 e arrivai alla stessa conclusione, ovvero che fosse causata dall’assorbimento e dal rilascio stagionale dell’anidride carbonica nelle foglie degli alberi sulle masse emerse. Le piante sono efficientissimi agenti di segregazione, anche se il loro effetto è per lo più stagionale. L’ampiezza dell’oscillazione è più grande nell’emisfero nord, dove ci sono più terre emerse, mentre cala al sud dove ci sono meno terre emerse. La lenta pendenza, comune ai due grafici, è causata dalla CO2 prodotta dall’uomo.[...]

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