Auto europea, grande crisi e tanta confusione |
|
|
Auto europea, grande crisi
e tanta confusione
IL PUNTO DEL VICE - di Antonio Sileo

Benché non brilli, l’auto elettrica europea non è (ancora) un completo disastro. Purtroppo, le immatricolazioni non tengono il passo imposto dai regolamenti UE; il che è deleterio per l’industria automobilistica...
Per sintetizzare la difficilissima congiuntura automobilistica europea si potrebbe parafrasare una canzone pop dei primi anni ‘80 del secolo scorso: che confusione, sarà perché non piace. Il brano originale crediamo sia sovvenuto a molti; noi ci riferiamo all’auto elettrica e, a essere più precisi, sarebbe più corretto dire: non piace abbastanza.
Benché non brilli, se si considera da dove è partita (e si ha un minimo di confidenza con la materia, anche da semplici consumatori attenti) l’autovettura elettrica, in verità, non è (ancora) un completo disastro. Il problema è che le immatricolazioni non tengono il passo imposto dai regolamenti UE, in particolare il 2019/631 e il 2023/851 che ha modificato il primo introducendo il mitico bando alle endotermiche per il 2035 (che poi il bando alla fine non c’è stato è un dettaglio che sfugge ai più).
Fatto che è deleterio e, letteralmente, autoflagellante per l’industria automobilistica europea che ha stimato sanzioni per 15 miliardi di euro (considerando anche i veicoli commerciali leggeri). I termini del disastro sono ormai noti: se nel 2025 le case automobilistiche non immatricoleranno sufficienti volumi di autovetture elettriche e ibride plug-in – entrambe preferite dai regolamenti in barba al principio una volta imprescindibile della neutralità tecnologica – saranno costrette a scegliere tra pagare le onerosissime multe o ridurre, ignorando le richieste dei consumatori, la produzione di vetture endotermiche.
È del tutto evidente però che, così, la crisi diventerebbe sempre più pesante: oltre all’impatto sulla produzione (e dunque sulla forza lavoro e sui mancati guadagni), si comprometterebbe ancor di più il rapporto con i clienti, che finiranno per sedersi su vetture prodotte – in tutto o in gran parte – in Cina. Questo perché le case cinesi sono più facilmente in grado di proporre un mix di offerta più bilanciato o anche, più semplicemente, così scontato da interiorizzare le sanzioni (e anche i dazi, se davvero ci saranno).
Perseverando in questa finta ecofollia, per altro verso, si rallenterebbe ulteriormente il rinnovo del sempre più grande e attempato parco circolante. Dal 2021 al 2022 (ultimo dato disponibile) l’età media delle auto con targhe dei 27 Paesi dell’Unione è cresciuta di 4 mesi, mentre il numero di vetture su strada è aumentato di oltre 3 milioni, che si aggiungono ai 247 milioni già in circolazione. Di cui le elettriche sono fatalmente una piccola frazione.[...]
PER LEGGERE L'ARTICOLO COMPLETO ABBONATI ALLA RIVISTA
© nuova-energia | RIPRODUZIONE RISERVATA
|
|