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Reti e accumuli: i due pilastri della transizione Stampa E-mail

Reti e accumuli: i due pilastri
della transizione

di Giuseppe Gatti


La lezione tedesca è duplice e riguarda le reti - l’inadeguatezza del sistema di trasmissione tedesco è nota - e lo storage: le rinnovabili chiedono più accumuli in assetto stazionario

Ritorno sul tema degli accumuli, perché sono convinto che la crescente penetrazione nei nostri sistemi elettrici delle rinnovabili intermittenti e non programmabili, imponga due voci assolutamente prioritarie nell’agenda della politica energetica: reti (di trasmissione e di distribuzione) e storage. Dico storage e non batterie, perché penso agli accumuli in assetto stazionario, non a quelli orientati alla mobilità elettrica. Di questi si è parlato e si parla molto, dei primi troppo poco.

L’importanza di questa tematica, reti e accumuli, è emersa in termini di eccezionale rilevanza dall’esplosione dei prezzi nel corso delle ultime settimane sul mercato tedesco, con il base load arrivato il 12 dicembre a 395 euro/MWh e con il peak a 606 euro/MWh. Un impazzimento dovuto a un fuori esercizio di alcune centrali nella Germania centro-meridionale con difficoltà a instradare verso le aree in difficoltà l’energia ampiamente disponibile nei Länder del Nord.

A rendere ancora più paradossale la situazione, il verificarsi negli stessi giorni di ripetuti casi di overcapacity delle rinnovabili, con una produzione eolica sovrabbondante e non recepibile dalla rete. La lezione tedesca è quindi duplice. Riguarda anzitutto le reti: è ben noto che l’inadeguatezza della rete di trasmissione è lo storico punto debole del sistema elettrico tedesco.

Nel 1956, con la benedizione del Bundeskartellamt (l’Antitrust tedesco) fu firmato il cosiddetto Demarcation Agreement, con cui le quattro principali imprese elettriche (RWE, Preussen,Bayern, EnBW) definivano le rispettive aree di competenza e di monopolio. Le reti di trasmissione furono quindi disegnate in funzione di queste aree, con debolissime connessioni (per evitare indebite intrusioni). La struttura della rete, dopo oltre vent’anni dal superamento della frammentazione originaria, non è stata ancora adeguata e nel frattempo il problema si è complicato con il forte sviluppo delle rinnovabili, in specie dell’eolico.

Nel 2023 le FER hanno rappresentato il 56 per cento di tutta l’elettricità generata in Germania. L’eolico ha pesato per il 31 per cento, il solare per il 12 per cento, il biogas per il 6 per cento e l’idroelettrico per il 4 per cento. L’eolico è così diventato la prima fonte, con il guaio di essere ubicato essenzialmente a Nord, dalle coste del Mare del Nord a quelle del Baltico, mentre i grandi centri di consumo sono nei Länder centro-meridionali. Succede quindi con crescente frequenza di dover dissipare l’energia eolica, dato che la rete non è in grado di trasferirla integralmente al Sud.

Grandi progetti sono in cantiere per rafforzare la struttura portante della trasmissione, ma in questo contesto - e il discorso vale non solo per la Germania - diventa non meno essenziale il ruolo dell’accumulo, che non per nulla, nelle sue diverse versioni ha conosciuto uno sviluppo a tassi crescenti negli anni e una particolare accelerazione nell’ultimo quinquennio. Parliamo di un mercato che su scala mondiale vale 150 miliardi di dollari e che vede oggi una potenza installata arrivata a 2.900 GW, grazie anche alla forte contrazione dei costi, caduti dai 1.400 dollari/kWh del 2010 ai 140 del 2023. [...]


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