Marchesini:"La pompa di calore? Rappresenta il presente e il futuro" |
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Maurizio Marchesini
“La pompa di calore?
Rappresenta il presente e il futuro”
di Paola Sesti
La pompa di calore è un prodotto in grado di fornire autonomamente, efficientemente e in modo del tutto affidabile, tutto il freddo e tutto il caldo di cui abbiamo bisogno, a qualsiasi livello di temperatura esterna
La transizione ecologica e il processo di elettrificazione che ne consegue caratterizzeranno i prossimi anni. In questo scenario mutato, anche il settore della climatizzazione sta vivendo un periodo di cambiamento e si è gradualmente ma radicalmente spostato da una classica presenza sul freddo a una presenza sul caldo. Abbiamo chiesto a Maurizio Marchesini, presidente di Assoclima, l’Associazione dei costruttori di sistemi di climatizzazione federata ad ANIMA Confindustria, di spiegare che cosa è avvenuto in questo passaggio.
“In passato, quando ci si riferiva al riscaldamento eravamo subito portati a pensare ad un generatore a gas – la caldaia – mentre quando ci si riferiva al raffrescamento e al condizionamento immediatamente si pensava al classico condizionatore elettrico, chiller idronico o unità ad espansione diretta; macchine che siamo abituati a vedere e utilizzare e che non a caso chiamavamo condizionatore”.
E poi che cosa è successo?
Un primo passaggio importante ha spinto il settore dell’HVAC verso il caldo attraverso sistemi a pompa di calore che producevano freddo e caldo, quest’ultimo per lo più per riscaldare gli ambienti nelle cosiddette mezze stagioni, in attesa del vero freddo per il quale si continuava ad avere il generatore a gas. Da tempo oramai questo paradigma è obsoleto, perché oggi la pompa di calore, sia in ambito residenziale sia commerciale, è un prodotto in grado di fornire autonomamente, efficientemente e in modo del tutto affidabile, tutto il freddo e tutto il caldo di cui abbiamo bisogno a qualsiasi livello di temperatura esterna. Per questo oggi parliamo di climatizzazione a ciclo annuale.
Quella che ho descritto è l’evoluzione del mercato italiano – o meglio, del mercato dell’area mediterranea – perché nei Paesi del Nord Europa la pompa di calore elettrica già da molti anni è la vera protagonista, essendo la richiesta di caldo chiaramente molto più importante di quella del freddo, ed essendo la PdC nei confronti dei generatori a gas già sdoganata da molto tempo.
Secondo i dati dell’edizione 2024 dello European Heat Pump Market & Statistics Report le vendite di pompe di calore nel 2023 sono state inferiori del 6,5 per cento rispetto all’anno precedente. È il primo calo dopo dieci anni di crescita. Qual è la situazione del mercato europeo e quali le prospettive?
Innanzitutto, farei un paio di distinguo importanti. Quando si parla di pompe di calore tutti noi siamo portati a riferirci immediatamente al segmento residenziale, dimenticandoci che nel mercato commerciale collegato al comfort, ospitalità, sanità, istruzione, già da molti anni il raffrescamento e il riscaldamento sono forniti da pompe di calore elettriche che sostituiscono – in toto o parzialmente – la caldaia a gas. L’altra precisazione importante è che quando si parla di pompe di calore per il mercato residenziale si tende a confondere il dato delle unità vendute nell’anno con quello delle pompe di calore installate.
Cerco di spiegarmi meglio fornendo alcuni dati a livello europeo per poi riportarmi al perimetro Italia. Nel 2020 in Europa sono stati venduti 1,7 milioni di pompe di calore, nel 2021 2,3 milioni (+35 per cento), nel 2022 3,2 milioni (+39 per cento) e nel 2023 3 milioni. I dati vanno quindi letti nel loro insieme e con uno spettro di interesse pluriennale: veniamo da quattro anni di crescita incredibile, a volte anche difficilmente sostenibile e il dato di venduto del 2023 è comunque molto più alto di quello fatto registrare nel 2021.
C’è però stato effettivamente un rallentamento a livello europeo.
Questo è vero, anche perché abbiamo vissuto – e stiamo ancora vivendo – un periodo di de-stoccaggio che sta mettendo in crisi le aziende manifatturiere. L’intera filiera ha sviluppato ingenti investimenti per adeguare le proprie capacità produttive, a seguito di politiche di incentivazione e per l’intendimento da parte dei Governi europei di individuare un percorso di indipendenza energetica e smarcamento dalle forniture di gas. Questo ha creato un momento di forte speculazione indotta, con quantitativi che si sono riversati nel mercato ma ai quali non ha fatto seguito l’installazione e la messa in funzione dei prodotti stessi, in quanto il mercato non era pronto a recepirli. Quindi per il residenziale il rallentamento a livello Europeo è dovuto essenzialmente a questa politica di de-stoccaggio, trovandosi l’intera filiera ancora carica di prodotti da installare. [...]
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