Rispetto al 2023, le immatricolazioni di auto nuove sono in ripresa di quasi due punti percentuali da inizio anno. Per quelle alimentate a metano, però, i numeri sono a davvero disastrosi. Perché? Risponde Flavio Merigo, presidente di Assogasmetano
Gli altissimi e inaspettati prezzi all’ingrosso del gas naturale, esplosi nel 2022 con la guerra in Ucraina, nonostante gli sforzi degli operatori si sono inevitabilmente riverberati sui prezzi di rifornimento del metano, anch’essi cresciuti a livelli mai visti. Questa dinamica ha spaventato i metanisti (i possessori di veicoli a metano), minando uno legame quanto mai consolidato.
Oggi i prezzi sono scesi parecchio e i distributori si sono attrezzati con nuovi contratti per scongiurare future impennate: un’auto alimentata a metano è decisamente più convenite di un’analoga vettura a benzina. Resta però un problema: l’offerta di auto a metano si è ridotta come non mai. E non per mancanza di domanda.
Nuova Energia ha chiesto a Flavio Merigo, presidente di Assogasmetano, di spiegare le cause di questa apparente stranezza. “L’evolversi dei regolamenti europei in materia di emissioni di CO2 in capo ai costruttori automobilistici non ha tenuto conto dei vantaggi ambientali del metano. Tanto più oggi, che dovremmo parlare sempre più di biometano”.
Il metano per auto - prima e più del gas naturale, utilizzato anche per riscaldarsi, cucinare e produrre energia elettrica - in questi anni è stato bersaglio di numerosi attacchi.
Nonostante siano sopiti gli echi dei proclami che stabilivano che “il metano deve sparire” perché “la mobilità del futuro sarà elettrica o non sarà” e constatata la sua insostituibilità per molti anni a venire, rimane l’impegno per far scomparire la mobilità a gas naturale. Questo nonostante l’Italia sia nel settore un benchmark internazionale, esporti la propria tecnologia in tutto il mondo e abbia un indotto economico di alcuni miliardi di euro. Il metano, il più pulito dei carburanti fossili, è il bridge ideale per un massiccio impiego del biometano (del quale l’Italia è tra i maggiori produttori al mondo), senza traumi economici, tecnici e infrastrutturali con un immediato enorme vantaggio ambientale.
Sommando i numerosi indizi (in numero ben maggiore dei tre suggeriti da Agatha Christie), a che prova si arriva?
Abbiamo la prova che questo sia il fine ultimo: distruggere la mobilità a metano per impedire che si sviluppi la mobilità a biometano. Tutte le valenze che il biometano può vantare sono sistematicamente oscurate, alla ricerca di un nuovo eldorado dell’energia pulita, forzando i consumatori ad accettare, obtorto collo, una mobilità elettrica che non vogliono. Oltretutto, facendo finta che vi possa essere sufficiente disponibilità di energia rinnovabile in tempi ridotti (senza considerare il costo) e volgendo il capo per non vedere il sempre maggiore uso di energia prodotta con il carbone in molte parti del mondo. Come in Cina, dove si producono (anche) le auto elettriche destinate all’Europa.
Si è dunque passati da alcune possibili alternative a una e una soltanto?
È così. Le chimere, però, in quanto tali presto svaniscono e l’impatto con la realtà è estremamente doloroso. Abbiamo assistito alla presentazione di scenari per lo sviluppo della mobilità elettrica che sono stati smentiti nel volgere di pochissimi anni e siamo spettatori di come, lentamente, si stia diradando la nebbia delle illusioni. Le politiche della Commissione europea in materia energetica e ambientale sono state fuorvianti. Per diversi anni si è parlato di sviluppo dei carburanti alternativi, di neutralità tecnologica, di economia circolare nella quale l’uso di fonti rinnovabili e di carburanti ottenuti da biomassa avrebbero avuto un ruolo predominante, fino al cambio di rotta con la presentazione del cosiddetto Fit for 55 in cui, di fatto, si è puntato tutto sull’elettrificazione.
Cosa è successo? E perché si parla di emissioni zero?
In pratica si vogliono mettere i consumatori con le spalle al muro, dichiarando che la misurazione delle emissioni va fatta al tubo di scarico dove, evidentemente, agli occhi degli esperti della Commissione si concentra la totalità delle emissioni. Casualmente, gli unici veicoli non dotati di tubi di scarico sono i veicoli elettrici. Il calcolo delle emissioni dal serbatoio alla ruota (Tank-to-Wheel) è una idiozia in termini ingegneristici e ambientali che non ha alcuna giustificazione logica. Mentre in tutto il mondo, per risolvere i problemi ambientali, si effettuano valutazione lungo tutto il ciclo di vita, in Europa sono messi al bando i motori a combustione interna (ICE) e di fatto i veicoli elettrici diventano ipso facto Zero Emission Veichles. Da notare che la locuzione a emissioni zero è comunque forzata e forviante, tanto da esserne vietato l’utilizzo nei messaggi pubblicitari dalle Autorità di tutela dei consumatori di Australia e Regno Unito. [...]
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