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Prezzo dell’elettricità: in Europa l’Italia è fanalino di coda Stampa E-mail

Prezzo dell’elettricità: in Europa
l’Italia è fanalino di coda

di Livio De Chicchis e Francesco Gracceva, ENEA


Rispetto a Francia, Germania e Spagna, l’Italia continua ad avere un prezzo dell’energia elettrica ampiamente più elevato.
Un approfondimento dell’ENEA per cercare di comprendere le ragioni di un tale differenziale


Osservando il prezzo dell’elettricità nelle principali borse elettriche europee si nota come l’Italia, rispetto alle tre principali economie (Francia, Germania, Spagna) continui ad avere prezzi ampiamente più elevati. La prima metà del 2024 ha visto un deciso allargamento del differenziale di prezzo: nei confronti della Germania si è mantenuto al di sotto del 50 per cento, mentre è schizzato in alto quello rispetto a Francia e, soprattutto, Spagna.

Confrontando il prezzo dell’energia elettrica italiano con il valore mediano di Francia, Spagna e Germania, si nota il balzo nel 2024 che tocca livelli record prossimi all’80 per cento. Questo dato, fortemente penalizzante per i cittadini e soprattutto per le imprese italiane nel confronto con i competitor esteri, merita un approfondimento per cercare di comprendere le ragioni di un tale differenziale.

La situazione italiana
Nel nostro Paese la penetrazione delle fonti rinnovabili negli ultimi anni è aumentata in modo rilevante, con impatti significativi sul funzionamento del sistema elettrico. Dagli ultimi dati ENEA (Analisi trimestrale del Sistema Energetico Italiano n.2/2024), nel primo semestre 2024 la produzione da fonti intermittenti ha raggiunto nuovi massimi storici sia in valore assoluto, 66 TWh (+27 per cento sullo stesso semestre 2023), sia come quota coperta della domanda (44 per cento della richiesta di elettricità, 9 punti in più rispetto al primo semestre 2023 e 3 in più rispetto al precedente massimo storico per questo periodo).

Il balzo è guidato dall’idroelettrico, arrivato a coprire oltre il 17 per cento della richiesta di elettricità, ma anche le fonti rinnovabili non programmabili hanno registrato degli aumenti significativi, coprendo nel primo semestre 2024 il 20 per cento della richiesta di elettricità dalla rete. La penetrazione delle FER nel sistema elettrico si riflette sull’andamento della curva oraria della domanda residua, ossia la differenza tra il fabbisogno di energia elettrica ora per ora e la produzione da fonti rinnovabili non programmabili.

L’aumento della produzione fotovoltaica ha infatti accentuato sempre più la distanza tra il minimo carico residuo diurno e il massimo serale [...]. Dal 2011 ad oggi il valore minimo di domanda residua si è spostato sempre più in basso, a testimonianza della penetrazione sempre maggiore di FER non programmabili, in particolare fotovoltaico. Il 2020 aveva addirittura già fatto registrare valori di domanda residua inferiori al 2023, complice il calo della domanda elettrica causato dalla pandemia.[...]

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