Il fattore H(2)
Sembra che nel 21° secolo l’idrogeno sia diventato il sostituto perfetto del
protossido di azoto. L’affermazione farebbe saltare sulla sedia qualsiasi
chimico, anche alle prime armi. Le due molecole sono così diverse, basta
scriverle sulla lavagna per capirlo: H2 da una parte, N2O dall’altra! Eppure le
suggestioni della comunicazione seguono strade alternative al rigore della
chimica e rendono facile ciò che fu impossibile per gli alchimisti: la
trasformazione degli elementi.
Il protossido di azoto venne scoperto duecentotrentatre anni fa da Joseph
Priestley e fu subito rinominato gas esilarante per la sua capacità – se inalato
– di causare euforia. Ancora oggi, su Internet, esistono siti di dubbia legalità
che offrono fialette di N2O a pochi dollari l’una per “animare le feste e
ritrovare eccitazione e ottimismo nella vita”.
Poca cosa rispetto all’esaltazione massmediatica che sta causando l’idrogeno,
il nuovo “gas dell’ottimismo”. Non serve neppure inalarlo, basta solo nominarlo.
E ha effetti prodigiosi: innalza le vendite degli scrittori (e soprattutto i
loro cachet quando sono ospiti di convegni sul tema), aumenta il consenso dei
politici, sblocca finanziamenti altrimenti dimenticati, ridona candore
all’immagine di aziende che, fino al giorno prima, l’unico ambiente che
conoscevano era quello finanziario. La chiave del successo è racchiusa in una
semplice frase: “Investiremo nello sviluppo dell’idrogeno”. E scatta
l’applauso.
Davvero l’Italia rischia di scivolare dal monopolio dell’energia elettrica al
monopolio della ricerca energetica? Fortunatamente no. La logica
dell’innovazione (e dell’applicazione a livello industriale delle scoperte)
segue strade alternative alle suggestioni della comunicazione. Molto si sta
facendo, e ancor più resta da fare, in settori anche tradizionali, che non
necessariamente iniziano per H. Curiosamente proprio Enea – fu Ente nazionale
energie alternative, che alla manifestazione H2 Roma 2005 ha ribadito il proprio
impegno “virtuoso” nella ricerca sul vettore del futuro, nonostante la carenza
di fondi - è stata l’unica voce a declinare l’invito ufficiale di Nuova Energia
a partecipare al dibattito.
Però, soprattutto nel settore, la R&S va concepita non solo come
progresso tecnologico, ma anche come innovazione di processo e di servizio. Non
si scandalizzino i ricercatori in camice bianco, ma a volte un prodotto
finanziario all’avanguardia o un software inedito possono fare di più – in
termini di risparmio, efficienza, uso razionale delle risorse, diversificazione
– di un aerogeneratore di nuova generazione.
Ben venga l’idrogeno dunque. Purché la stampa superi la tentazione di
riservare all’elemento che rappresenta il 75 per cento dell’Universo… i tre
quarti dello spazio dedicato alla ricerca in campo energetico.
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