Lo scarto vincente della cartiera |
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di Sergio Bigliati
Il recupero di biomasse in cartiera può effettivamente offrire interessanti opportunità economiche. Là dove sono stati effettuati investimenti mirati in questa direzione, i proprietari hanno potuto beneficiare di contributi economici significativi, non solo ottenendo un semilavorato termovalorizzabile, ma anche risparmiando elevati costi di smaltimento in discarica dell’effluente finale, costituito - in molti casi - da acqua e da un 5 per cento circa di carta da macero che non ha reagito.
Sembra dunque impossibile che in una situazione di crisi macroscopica industriale come quella attuale, e di costi elevati per l’energia elettrica, non si ponga attenzione alla possibilità di realizzare il recupero di tale composto, che costituisce un fuel adatto alla termovalorizzazione ottenendo elettricità, calorie, frigorie e vapore per la cartiera. A cui vanno aggiunti, come già detto, ulteriori saving ambientali dovuti al risparmio di costosi trasferimenti degli scarti.
Mentre in Germania tale recupero si è assestato su un valore pari al 60-65 per cento, in Italia si pensa che la percentuale sia tristemente pari a solo il 15-20 per cento circa del potenziale. Poiché nel nostro Paese si lavorano circa 6 milioni di tonnellate di carta da macero, si tratta quindi di un auspicabile residuo pari a circa 250-300 mila tonnellate/anno. Fortunatamente, alcune cartiere italiane si stanno muovendo. Mi riferisco, in particolare, ad una cartiera sita nel Lazio e ad un’altra che opera in Toscana. [...]
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