Robin Hood Tax, un bel pasticcio!
di Giuseppe Gatti

C'’è una dote che bisogna riconoscere a Giulio Tremonti: la creatività. Il Tremonti 1, quello del secondo Governo Berlusconi, aveva applicato questa sua attitudine alla finanza pubblica, e abbiamo avuto la finanza creativa, con i condoni e le cartolarizzazioni (l’incidenza della spesa pubblica sul PIL è salita del 2,1%). Con il Tremonti 2 abbiamo il fisco creativo, dando realtà allo slogan sessantottino dell’immaginazione al potere.

Ed ecco la Robin Hood Tax. La tesi è che il forte rialzo dei costi del greggio ha generato extraprofitti e questi devono essere colpiti con una tassazione straordinaria. Di conseguenza si vara una sorta di patrimoniale sulle scorte, obbligando al passaggio dal LIFO al FIFO per la valutazione del magazzino e si innalza l’IRES dal 27,5 al 33%. Il maggior gettito stimato è superiore al miliardo di euro (in parte una tantum, la patrimoniale sulle scorte) e contestualmente si alimenta con 400 milioni di euro la “social card” (200 euro a testa) per i pensionati al minimo. È questo un Robin Hood molto più grassatore di strada che non generoso redistributore di ricchezze, dato che i due terzi del bottino li tiene per sé e cerca di comprarsi il consenso del poveri di Nottingham donando loro solo un terzo di quanto prelevato, ma questo è solo un dettaglio. [...]

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