Ragab: "Rinnovabili in Egitto? Un'opportunità per gli investimenti stranieri" |
di Dario Cozzi Da sempre l’energia è uno dei settori trainanti dell’economia egiziana; per lungo tempo, però, il termine energia è stato sinonimo quasi esclusivamente di oil&gas. Eppure lo scenario si sta evolvendo e anche nel Paese delle piramidi le fonti rinnovabili hanno cominciato a prendere piede. “Un comparto – commenta Assem Ragab, presidente del Gafi, l’Autorità generale per gli investimenti dell’Egitto – che oggi promette importanti risultati già a breve e medio periodo. Anche per questo siamo alla ricerca di partner di rilievo in Europa, per poter sviluppare adeguatamente i nostri programmi”. Non a caso, tra i settori deputati ad attrarre maggiori investimenti stranieri, proprio le renewable energies occupano una delle posizioni di testa. L’appello al mondo imprenditoriale italiano è stato rinnovato anche in un recente viaggio di una delegazione egiziana del Gafi nel nostro Paese. In questa occasione Nuova Energia ha incontrato Assem Ragab, scendendo nel dettaglio delle opportunità di business che l’Egitto mette a nostra disposizione.
In questo quadro generale si inserisce la decisione strategica di puntare sulle rinnovabili… Il nostro obiettivo è quello di raggiungere il 20 per cento dei consumi interni di energia elettrica. Le nostre proiezioni al 2020 danno il seguente share tra le fonti: termico, meno del 50 per cento; idroelettrico, al di sotto del 10 per cento; nucleare, attorno al 25 per cento e rinnovabili attorno al 20 per cento. Per quella data l’apporto medio delle rinnovabili a livello mondiale sarà pari (solo) al 12 per cento. Questo segnala certamente l’Egitto tra i Paesi più intraprendenti e virtuosi. Sì, ma rende necessario installare qualcosa come 500 MW di nuovi impianti ogni anno per poter arrivare a circa 7.000 MW di eolico, 1.500 di solare e altrettanti di biomasse entro la fine del 2020. E quindi rende per certi versi indispensabile la cooperazione con gli investitori stranieri. Scendendo nel dettaglio di ogni singola fonte, partiamo dall’eolico. Il Canale di Suez è oggi considerato una delle aree a maggior potenziale a livello mondiale, con venti anche pari a 10 metri al secondo sfruttabili fino a 6.000 ore/anno. Ci sono poi aree certamente attrattive nelle regioni desertiche. Anche il Golfo di Aquaba è stato riconosciuto come una zona davvero interessante. Nel complesso, il potenziale teorico potrebbe addirittura raggiungere i 20 mila MW. Una stima prudente del realizzabile nei prossimi 12-15 anni porta, appunto, ad un valore più conservativo di 7.000 MW. Ad oggi, quali sono i progetti più importanti già realizzati? Le prime sperimentazioni nell’area del Canale di Suez risalgono al 1993, quando fu messa in opera una wind farm da 5,2 MW, con tecnologia americana, danese e tedesca, ma anche con componenti realizzati localmente. Dal marzo 2001 è anche operativo un impianto su larga scala da 225 MW a Zafarana, costruito in cooperazione con Danimarca, Germania e Spagna. Questo sito è stato realizzato in tre fasi: prima 63 MW, poi 77 MW e infine 85 MW. Sempre a Zafarana, a partire da quest’anno, sarà implementato un nuovo progetto da 320 MW; anche in questo caso sarà realizzato in tre fasi. Nella stessa zona ci sono poi due studi allo stato avanzato, realizzati dal Giappone e dalla Germania, per complessivi 300 MW. Sul Mar Mediterraneo, infine, è in corso di sviluppo una wind farm sperimentale che integra tecnologie eoliche e diesel. Venendo al solare… L’Egitto è posizionato in una fascia ad alta radiazione solare, tra i 2.000 e i 2.600 kWh/anno per metro quadrato. Nelle regioni dell’Alto Egitto le opportunità sono notevoli. Sempre a livello teorico, si potrebbe arrivare a 30 mila MW installati. I 1.500 che abbiamo annunciato nel nostro piano sono dunque, anche in questo caso, una stima prudenziale. In cooperazione con il governo italiano è già attivo un progetto per l’elettrificazione mediante fonte solare delle aree rurali. Per la fine del 2009 dovrebbe anche entrare in funzione un impianto solare termico da 150 MW. Infine, le biomasse. I rifiuti solidi urbani e le produzioni agricole dedicate potrebbero fornire la “materia prima” per alimentare 1.500 MW, anche se il potenziale teorico delle biomasse potrebbe salire addirittura a 3.000 MW. Le aree più interessanti sono quelle del Delta e dell’Alto Nilo. L’agricoltura è ancora oggi uno dei motori del nostro Paese: nel 2006 sono stati prodotti 16,5 milioni di tonnellate di canna da zucchero, 8,3 di frumento, 6,8 di mais e 6,5 di riso. Sono in atto diverse collaborazioni con istituzioni scientifiche e centri di ricerca – ad esempio l’Università dell’Arizona – per selezionare le tecnologie di sfruttamento delle biomasse più adatte alla nostra realtà. Una “buona ragione” per attirare gli investimenti stranieri in Egitto? In un certo senso potrebbe bastare descrivere le caratteristiche del nostro Paese. Come già detto, ci sono ampie zone dove la velocità del vento è pari a 8-9 metri al secondo ed è costante quasi 365 giorni all’anno. Ci sono, poi, ampie aree desertiche nelle quali lo sfruttamento dell’energia solare potrebbe dare risultati di assoluto rilievo. Le nostre caratteristiche “naturali” sono già una bella garanzia e un forte incentivo. A questo si aggiungono i riconoscimenti internazionali che di recente hanno segnalato l’Egitto come un Paese dinamico e affidabile in termini economici. Mi riferisco all’OECD, alla World Bank che ha riconosciuto la qualità delle nostre più recenti riforme, all’ONU. Secondo il World Investment Report 2007 siamo stati il primo Paese dell’Africa e il secondo nell’area allargata del Middle East per capacità di attrazione di investimenti stranieri. Infine vorrei ricordare la legge – ancora in discussione – per la promozione delle energie rinnovabili. Quali sono i Paesi attualmente più attenti alle opportunità di investimento? Germania, Italia, Danimarca, Austria e Spagna. In particolare segnalo che l’italiana Italgen a metà marzo ha firmato un memorandum per la realizzazione di un parco eolico da 120 MW. Adesso la società del gruppo Italcementi avrà un anno di tempo per preparare uno studio più approfondito e per passare poi all’attuazione. Il Mediterraneo è ormai un bacino strategico per il futuro energetico dell’Occidente. Sono stati realizzati numerosi gasdotti e si punta alla costruzione di nuovi impianti di rigassificazione. L’Egitto come si posiziona in questo scenario? Prima di tutto vorrei sottolineare la stabilità economica e politica del nostro Paese, che già di per sé rappresenta una garanzia di lungo periodo per chiunque intenda collaborare con noi; inoltre sottolineo le ottime relazioni che l’Egitto ha con le nazioni dell’Unione europea, in particolare quelle che si affacciano sul Mediterraneo. Detto questo, non abbiamo dubbi sul fatto che il nostro Paese abbia le carte in regola per diventare un hub di livello mondiale negli scambi di oil&gas, contribuendo alla sicurezza internazionale delle forniture energetiche. La nostra posizione è strategica; una cerniera tra le aree di produzione del Golfo Arabico e il Mediterraneo inteso come snodo verso i Paesi consumatori dell’Europa e del Far East. Non solo. L’Egitto è posto anche all’apice del Continente Africano, che gli esperti mondiali di energia segnalano come un area energetica di sicuro e significativo sviluppo nei prossimi decenni. Non dimentichiamoci, poi, del Canale di Suez, una direttrice strategica dei traffici internazionali, dell’oleodotto Sumed che veicola circa 115 milioni di tonnellate/anno, del progetto Arab Gas Pipeline in fase di completamento… L’Egitto è anche una delle nazioni leader nel processo di creazione di un mercato integrato del gas tra i Paesi del Mashreq, che in proiezione sarà esteso ad un più ampio accordo Euro- Mashreq. Questo grazie anche alla presenza in territorio egiziano di numerose infrastrutture: pipeline, centri di stoccaggio, raffinerie, impianti di liquefazione gas. Il presidente Sarkozy ha auspicato uno scenario euro-mediterraneo con un forte impulso all’interconnessione elettricogasiera. Qualcosa al riguardo ci ha già detto. Ha altri commenti da fare? Confermo che da sempre l’Egitto ha avuto un ruolo chiave nei rapporti di cooperazione con i Paesi dell’Unione europea, in particolare con quelli che si affacciano sul Mediterraneo. Le buone relazioni riguardano in particolare proprio il settore energetico e la domanda di prodotti petroliferi. Anche per il futuro crediamo molto nelle opportunità del dialogo e nella necessità di creare un clima di reciproca cooperazione e scambio di idee. Siete interessati anche ad accordi di partnership sulle nuove tecnologie? Certamente l’Egitto ha una posizione geografica strategica e vuole quindi proporsi anche come hub per la diffusione delle tecnologie in Africa e nel Medio Oriente. La collaborazione con enti di ricerca stranieri potrebbe essere – da questo punto di vista – un importante passo avanti. Gli accordi già oggi in atto con i Paesi europei porteranno certamente anche all’apertura di nuove forme di cooperazione in campo scientifico e tecnologico. Prima ha fatto cenno al nucleare. Può dirci qualcosa di più concreto? Al momento stiamo investigando per creare le infrastrutture legislative necessarie per un lancio di questa fonte. |