Dalle tasse presuntive all'imposta chilometrica

di Andrea Molocchi - Amici della Terra

Le infrastrutture, le organizzazioni e i veicoli di trasporto costituiscono un settore chiave per lo sviluppo economico, consentendo lo spostamento di merci e di persone in maniera sempre più economica e veloce, con ricadute positive sulla competitività di tutti i settori dell’economia e sull’allargamento degli scambi commerciali a livello globale, che è a fondamento del benessere economico.
Tuttavia, la realizzazione di un numero crescente di infrastrutture in un territorio necessariamente limitato e suscettibile di usi alternativi, lo sviluppo di organizzazioni complesse e la diffusione capillare dei veicoli di trasporto, stanno ponendo da molti anni problemi crescenti di vivibilità ambientale, equità e democrazia nelle scelte. I principali effetti negativi dei trasporti, e cioè la perdita di qualità del territorio, l’inquinamento atmosferico, il rumore, gli incidenti, la congestione veicolare, possono essere contabilizzati con indicatori fisici e quindi riportati al metro comune economico facendo ricorso al concetto di costo esterno,cioè dei costi del trasporto che ricadono sulla collettività e che non sono sostenuti dagli operatori nelle loro scelte.
I costi esterni sono quindi una particolare componente dei costi sociali dei trasporti, quella complementare alle spese per l’acquisto e la gestione dei veicoli, riguardante gli effetti sanitari con relativa sofferenza e dolore, le perdite di tempo causate ad altri, i danni attesi del mutamento climatico: il lato nascosto, ma ben più crudele, di una luna già esosa per le tasche del singolo utente. A partire dall’inizio degli anni Novanta sempre più studi hanno dimostrato elevatissimi costi esterni dei trasporti (e questo - chi più chi meno - in tutti i settori e le categorie di esternalità citate), tali da porre con forza un problema politico da affrontare in maniera integrata con tutti gli strumenti possibili [...].

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