Così è possibile promuovere le rinnovabili

di Alessandro Ortis

Con riferimento al settore elettrico, l’Italia ha approntato una pluralità di strumenti che intendono coinvolgere il mercato e incentivare lo sviluppo degli investimenti nelle fonti rinnovabili.
Pur rappresentando delle opportunità, sono però evidenti anche alcune carenze nelle misure oggi in atto rispetto alle sfide che devono essere affrontate:in particolare, l’impegno vincolante preso dall’Unione europea per aumentare il consumo di energie rinnovabili dal livello attuale fino al 20 per cento entro il 2020 per l’insieme dei 27 paesi UE. Si ricorda a riguardo che nel bilancio energetico italiano del 2005 il contributo delle fonti rinnovabili è stato pari al 6,8 per cento del consumo interno lordo complessivo. Per il settore elettrico esistono attualmente in Italia tre principali meccanismi di incentivazione delle fonti rinnovabili.

  • Il cosiddetto Cip6, introdotto nel 1992 con lo scopo di liberalizzare la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili o assimilate, in deroga alla riserva di legge in capo all ’Enel, anche al fine di risolvere il problema della carenza di generazione nei primi Anni ‘90.
  • Il mercato dei Certificati verdi,previsto dal decreto Bersani del 1999, è sostanzialmente un sistema di incentivazione che obbliga i produttori e gli importatori di energia elettrica da fonti non rinnovabili ad immettere nella rete ogni anno una quota di energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili. Per adempiere all’obbligo gli operatori possono realizzare impianti o acquistare sul mercato i certificati attestanti la produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile.
  • Il meccanismo del conto energia, attivato al momento per l’incentivazione della sola tecnologia fotovoltaica e diventato operativo in seguito all ’entrata in vigore di due decreti ministeriali del 2005 e del 2006, prevede tariffe incentivanti, erogate dal Gestore dei servizi elettrici, per gli impianti fotovoltaici collegati alla rete elettrica pubblica. Si tratta di forti incentivi in conto energia erogati per i primi 20 anni di esercizio dell’impianto, i cui valori sono correlati alla taglia dell’impianto e il cui onere ricade sui consumatori elettrici attraverso la componente tariffaria per l’incentivazione delle fonti rinnovabili.

Il meccanismo Cip6 verrà gradualmente ad esaurirsi e vede l’Autorità impegnata in prima fila con una serie di interventi finalizzati a minimizzare gli oneri derivanti dalle misure di incentivazione delle cosiddette fonti assimilate (misure che non incidono sul reale sviluppo delle fonti rinnovabili) e a ottimizzare sia l’attività di vendita sul mercato dell’energia Cip6 (in capo al Gestore dei servizi elettrici) sia le condizioni di programmazione e funzionamento degli impianti soggetti a tale regime; ciò al fine di evitare sprechi e di promuovere una gestione coerente con l’attuale assetto del sistema elettrico. In particolare,in previsione della scadenza del contratto Snam-Confindustria, assunto a parametro di valutazione per il cosiddetto Costo Evitato di Combustibile (in sostanza,la quantità di risparmio da fonti fossili non assimilate assicurato dagli impianti incentivati Cip6), l’Autorità ha provveduto a rideterminare le modalità di calcolo di tale Costo Evitato rendendole più aderenti ai reali costi della materia prima,con risparmi per i cittadini valutabili in circa 700 milioni di euro l’anno. Purtroppo,il provvedimento, sostenuto anche da più mozioni parlamentari (votate all’unanimità e che impegnavano il Governo ad utilizzarlo nell’applicazione degli articoli dell’ultima Finanziaria, relativi appunto al Cip6) è stato sospeso dal Tar della Lombardia e non può per ora dispiegare gli effetti attesi.


Per quanto concerne i Certificati verdi,l’Autorità,che non ha competenze dirette sul meccanismo, ne riconosce la validità in quanto basato su logiche di mercato, ma rileva alcune problematiche legate ad esempio al fatto che il prezzo dei Certificati verdi è agganciato, sia pure indirettamente, alla valorizzazione dell’energia Cip6 ed è quindi esposto a dinamiche indipendenti dall’andamento della domanda e dell’offerta dei certificati stessi.
Il sistema di incentivazione della tecnologia fotovoltaica, che vede l’Autorità impegnata nella definizione delle condizioni e modalità di erogazione delle tariffe incentivanti, non ha ancora prodotto gli effetti desiderati: a fronte di circa 390 MW ammessi all’incentivo (mediante il primo dei due decreti citati poc’anzi), risultano effettivamente in esercizio ad oggi solo 15 MW, sia per comportamenti speculativi indotti dalle modalità di accesso al sistema incentivante, che non prevedono garanzie sull’effettiva volontà di realizzare gli impianti, sia per i ritardi registrati in sede di connessione alla rete elettrica. L’Autorità sta effettuando analisi tese a quantificare tale fenomeno e a comprenderne le motivazioni. Maggior successo ci si attende, al contrario, per il secondo dei due citati decreti. Tuttavia, alla luce degli sviluppi attesi, sono assai preoccupanti le stime sull’onere complessivo del meccanismo di incentivazione: qualora entrassero in esercizio impianti fotovoltaici con una potenza complessiva di 1.000 MW, i costi dell’incentivo ammonterebbero a circa 10 miliardi di euro per 20 anni in moneta corrente e ricadrebbero sull’insieme dei clienti italiani e con ritorni prevedibilmente assai scarsi anche per l’industria italiana, atteso che i produttori di componenti fotovoltaici sono in larga maggioranza giapponesi e tedeschi.


In materia di fonti rinnovabili, l’Autorità è chiamata a sviluppare la regolamentazione per agevolare le condizioni di accesso alla rete degli impianti alimentati da tali fonti. Sono stati di recente emanati diversi provvedimenti volti a definire: disposizioni sulle modalità e condizioni economiche per il ritiro dell ’energia elettrica di impianti rinnovabili di piccola taglia e impianti di qualsiasi taglia alimentati dalle fonti rinnovabili; disposizioni più favorevoli per gli impianti che utilizzano fonti rinnovabili per la connessione alle reti elettriche; disposizioni relative alla possibilità di usufruire del cosiddetto servizio di “scambio sul posto” per gli impianti alimentati da fonte rinnovabile di potenza non superiore a 20 kW,ovvero la possibilità per l’utente di immettere in rete l’energia elettrica prodotta in eccesso rispetto alle esigenze di consumo e di riprelevarla dalla rete quando l’autoproduzione non è sufficiente a coprire il suo fabbisogno.
L’Autorità inoltre partecipa ai gruppi di lavoro promossi dai Regolatori europei attraverso il CEER (Council of European Energy Regulators, l’associazione istituita nel 2000 che raccoglie oggi tutti i regolatori europei dell’energia) al fine di armonizzare gli interventi nazionali. Ad avviso dell’Autorità:

  • vi è la necessità per il nostro Paese di ottimizzare nel complesso i diversi sistemi di incentivazione delle fonti rinnovabili, al fine di minimizzare l’impatto economico sui consumatori finali pur nel rispetto del perseguimento degli obiettivi fissati.
  • Appare inoltre necessario, per superare le difficoltà emerse sul piano della realizzazione delle opere, assicurare maggiore certezza e uniformità erritoriale ai processi autorizzativi relativi a queste tipologie di impianti, anche attraverso una ridefinizione delle specifiche competenze tra le diverse autorità coinvolte.