Ladies and gentlemen, this is your captain speaking

Ladies and gentlemen,
this is your captain speaking

di Carolina Gambino



Alla comunicazione sul riscaldamento globale servono nuovi paradigmi, per garantire che ognuno faccia la propria parte.
Sul metaforico volo verso la decarbonizzazione, andiamo incontro a un atterraggio d’emergenza…


C’era una volta – e c’è ancora – il cambiamento climatico; un racconto che certo non concilia, ma agita il sonno del cittadino globale, più o meno intensamente, dalla metà degli anni ‘80.

Data che chiaramente non coincide con i primi esperimenti sul biossido di carbonio e le previsioni sui suoi effetti in atmosfera. Quanto a notorietà tra il pubblico, ha compiuto 110 anni nel 2022 l’articolo apparso su Popular Mechanics secondo cui la combustione del carbone, creando una sorta di coperta, avrebbe contribuito all’innalzamento della temperatura atmosferica. Forse non il primo in assoluto, il pezzo è certo tra i primi a portare l’effetto serra fuori dalla cerchia degli addetti ai lavori.

Perché il clima – e il dibattito che ne scaturisce – si guadagni un posto fisso sulle pagine dei quotidiani bisogna però arrivare a un passato più recente. La performance mediatica dell’argomento è dal 2004 sotto la lente del MeCCO, il Media and Climate Change Observatory dell’Università del Colorado-Boulder, i cui corsi in scienze della terra e dell’atmosfera si piazzano rispettivamente al numero 1 e 2 del GRAS, il Global Ranking of Academic Subjects.

Con dati attinti da 131 fonti tra stampa, radio e tv di 59 Paesi in 7 diverse aree geografiche del mondo, il tracciato MeCCO sulla risonanza mediatica del problema-clima fissa i picchi d’attenzione al 2010 e al 2021. Il 2023 segue al terzo posto, posizione che appare particolarmente sconfortante, calcolando che il 2023 sta invece sul primo gradino del podio come anno più caldo dei 174 inseriti nei registri della World Meteorological Organization. Allarme rosso non solo per le temperature, ma per tutti gli altri indicatori del cambiamento climatico: concentrazione di gas serra, acidificazione e innalzamento del livello dei mari, riduzione dell’estensione della calotta antartica, recessione dei ghiacciai.

Ciò che il report della WMO mette in evidenza è pure che il costo dell’inazione climatica è superiore al costo dell’azione. Di clima si parla da oltre 100 anni, si agisce, purtroppo, da molto meno. E mentre le chiacchiere tra alti e bassi continuano, i fatti non vanno avanti, stando al Climate Action Tracker 2023, con 41 indicatori su 42 fuori asse rispetto agli obiettivi. Gli sforzi globali per fermare il global warming stanno fallendo su tutta la linea, conclude il CAT. Se è vero che definire un problema è il primo passo verso la sua risoluzione, le parole scelte per parlare del cambiamento climatico finora non sono riuscite a farlo.[...]

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