Il Pacchetto Gases: riforma ambiziosa o conservatrice? |
Il Pacchetto GAS(ES): riforma
ambiziosa o conservatrice?
di Guido Pier Paolo Bortoni - Presidente CESI
Ci sono voluti quasi cinque anni, ovvero l’intera legislatura UE 2019-2024, tutta caratterizzata dalla polarizzazione della Commissione europea Von der Leyen I a favore del vettore elettrico, per vedere l’istruzione e l’entrata in vigore di un pacchetto sui mercati interni di gas rinnovabili, gas naturale e idrogeno..
Insomma: il Pacchetto Gases, se mi è consentito usare l’inglese per rendere meglio al plurale il sostantivo gas dato che in italiano è, purtroppo, invariante. Prima del Pacchetto Gases, che consta della revisione della Direttiva e del Regolamento gas esistenti, l’Europa adottò la normativa strutturale in materia di mercato interno del gas naturale nel lontano 2009, in un’epoca – energeticamente parlando – assai distante dalle circostanze degli ultimi anni.
Nel frattempo, data la polarizzazione citata, la tecnologia elettrica è stata oggetto di vari e incisivi interventi normativi UE. Basti qui citare il Pacchetto Clean Energy (in realtà Electricity, n.d.a.) for all the Europeans, approvato in tempi record nel 2019, la normativa RePower EU, emanata sull’onda della crisi dei prezzi energia, sino al recente Pacchetto di riforma del mercato elettrico (Electricity Market Design del 2024).
Tralascio volutamente le altre normative del cosiddetto Green Deal europeo (RED II e III, Fit-for-55, TEN-E, eccetera) di quest’ultimo lustro, anche se, sinceramente, potrei usarle per mostrare ancor più plasticamente quanto il mandato della Commissione Von der Leyen I abbia privilegiato il vettore elettrico a scapito di quelli molecolari. Con buona pace delle dichiarazioni ufficiali circa l’approccio technology-neutral, sempre brandito dalla Commissione e raccomandato a più riprese anche dal Parlamento europeo.
Forse l’accezione technology-neutral è stata interpretata in maniera molto peculiare dalla Commissione, quasi vi fosse una competizione tra vettori energetici, in cui alcuni di essi erano privilegiati per definizione e altri, del tutto trascurati, concorrevano invece come potevano, consci del fatto che avrebbe potuto essere una delle loro ultime chances prima del tanto sbandierato phase-down a loro carico o, peggio, phase-out.
Ma tant’è, nonostante l’intero settore del gas naturale europeo ancora oggi registri un consumo annuo rilevante, più di 300 miliardi di metri cubi cioè oltre 3.000 TWh/ anno, addirittura superiore al consumo elettrico europeo, e sia l’asset principale su cui si è sinora fondata la sicurezza di approvvigionamento energetico del Vecchio Continente. Si direbbe: non proprio un asset marginale nel panorama UE. Dal varo del Green Deal europeo (Comunicazione della Commissione dell’11-12-2019) si sentiva dunque il bisogno di un quadro normativo unionale che provasse a delineare l’apporto delle “molecole gassose” nel comparto energia dell’Unione alla soluzione del trilemma transizione, sicurezza, competitività.[...]
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