Merlo: "Pronti a raccogliere le grandi sfide dello sviluppo sostenibile"

di Dario Cozzi

Gian Battista Merlo

“Per il futuro ci aspettano due grandi prove. La prima consiste nel rispondere al crescente fabbisogno di energia che il mondo richiede per il suo sviluppo economico e sociale, soprattutto nei Paesi oggi meno avanzati; la seconda è quella di riuscire a farlo in modo sostenibile, salvaguardando l'ambiente”. Gian Battista Merlo, presidente di ExxonMobil Mediterranea (la holding per le attività ExxonMobil in Italia e nei Paesi del bacino Mediterraneo) raccoglie, dunque, la sfida dello sviluppo sostenibile. “Una grande compagnia energetica come la ExxonMobil – aggiunge - ha la responsabilità di valutare e comunicare l’entità di tali sfide con realismo e con una visione di lungo termine, affrontandole in cooperazione con governi, istituzioni e società civile”.

In una visione di lungo periodo quali sono le opportunità (e le responsabilità) dal punto di vista della principale azienda petrolifera del mondo?
Secondo le stime di ExxonMobil, la domanda energetica mondiale al 2030 crescerà del 57% rispetto ad oggi, raggiungendo il livello di circa 335 milioni di barili di petrolio equivalente al giorno, qualcosa come 30 volte la produzione odierna dell'Arabia Saudita! Nonostante la crescita percentualmente elevata di fonti alternative di energia come il solare e l’eolico, il petrolio e il gas continueranno ad avere un ruolo molto importante come fonti di energia, indispensabili ai Paesi già sviluppati per mantenere il livello raggiunto; così come ai Paesi in via di sviluppo per sostenerne la crescita. La maggior parte di petrolio e gas necessari al 2030 dovrà venire da pozzi e giacimenti nuovi, per l'esaurimento di quelli odierni. Ciò richiede a compagnie come ExxonMobil di assumersi la responsabilità di continuare a investire in nuova tecnologia, per sviluppare in tempo nuovi giacimenti e portarli in esercizio in modo sicuro per chi opera e compatibile con l'ambiente. ExxonMobil è determinata a raccogliere questa sfida, convinta di avere i mezzi e le professionalità per vincerla, ricavandone anche vantaggi competitivi.

Secondo gli esperti di settore l’80% della crescita del fabbisogno energetico avverrà in Paesi in via di sviluppo come India e Cina. Come sarà possibile conciliare le esigenze economiche con quelle ambientali?
La risposta sta nel progresso tecnologico. Se guardiamo al passato anche recente, ci rendiamo conto come il rapido progredire della tecnologia abbia cambiato il mondo. È una realtà che il consumo di energia stia aumentando molto velocemente, non solo in Cina ma in tutti i Paesi in via di sviluppo, sia per la rapida crescita economica, sia per l'uso meno efficiente dell'energia rispetto ai Paesi industrializzati. Ad esempio, il consumo energetico per unità di Pil dei Paesi in via di sviluppo è circa tre volte quello dei Paesi più progrediti. Una soluzione a lungo termine richiederà l’impiego di tecnologie innovative, per un utilizzo più efficiente dell'energia, e che siano allo stesso tempo applicabili su scala globale e ambientalmente ed economicamente sostenibili per la società. ExxonMobil, insieme ad altre importanti società come GE e Schlumberger è impegnata nel sostegno - con 225 milioni di dollari in 10 anni - di un grosso programma di ricerca in collaborazione con la Stanford University, noto come G-CEP, incentrato proprio su queste tematiche. ExxonMobil sta lavorando da tempo su questo fronte anche al suo interno: oggi i nostri impianti hanno accresciuto la loro efficienza del 35% rispetto agli Anni ’80 e abbiamo già identificato nuove opportunità di miglioramento per un ulteriore risparmio del 15%.

Come avete ottenuto questi traguardi?
A livello mondiale il 90 % della produzione elettrica nei nostri stabilimenti è ottenuta tramite cogenerazione, con la produzione combinata di energia elettrica e termica, riducendo in tal modo le emissioni di CO2 di quasi 7 milioni di tonnellate l’anno (è come togliere dalla strada circa un milione di auto). Stiamo collaborando con alcune case automobilistiche per motori e carburanti ad alta efficienza energetica e basse emissioni, dai motori a combustione interna ai veicoli ibridi e a quelli a celle a combustibile.

Idrogeno, dunque…
L’idrogeno potrebbe rivelarsi una promessa interessante come combustibile per autotrazione, ma presenta ancora problemi e difficoltà il cui superamento ci vede impegnati attivamente. Al 2030 il petrolio sarà ancora fondamentale nel settore dei trasporti, che assorbirà da solo il 55% della domanda di oro nero. Si ritiene infatti che le nuove tecnologie legate all'idrogeno richiederanno più tempo per essere completamente sviluppate e alla portata di tutti.

Torniamo al ruolo dei combustibili fossili. Come vede l’evoluzione della domanda di petrolio e gas naturale?
A meno di fluttuazioni marginali sulle singole componenti, tutte le previsioni concordano sul fatto che petrolio e gas resteranno ancora le maggiori fonti di energia per alcuni decenni a venire, coprendo circa il 60% della domanda. Le nostre stime prevedono un aumento al 2030 rispetto ad oggi di circa 76 milioni di barili/giorno di petrolio e gas, cioè circa 8 volte la produzione attuale dell'Arabia Saudita. Le ragioni per cui petrolio e gas rimarranno le fonti energetiche più diffuse sono sostanzialmente la loro economicità e la loro versatilità.
In forte aumento soprattutto il gas, il cui mercato globale avrà una crescita media del 2,2% all’anno da qui al 2030, contro l'1,5 del petrolio. Certamente le centrali elettriche bruceranno più metano (circa il 40% della domanda di gas), il cui commercio crescerà notevolmente. L'evoluzione tecnologica renderà sempre più competitivo il gas naturale liquefatto (GNL) e assisteremo alla crescita del numero di terminali di ricezione, stoccaggio e rigassificazione, soprattutto in Europa e Nord America. La disponibilità di gas da fonti sicure e a costi competitivi avrà importanza strategica per lo sviluppo industriale e il benessere di un Paese e chi sarà più efficiente e rapido nell'adeguarsi al crescente mercato del GNL godrà di vantaggi competitivi.

Per quanto tempo sarà possibile mantenere un equilibrio tra domanda e offerta di combustibili fossili?
E inoltre, come rispondere alla richiesta di sicurezza negli approvvigionamenti energetici che accomuna le grandi aree consumatrici?
Qualche studioso (Hubbert, per esempio) ha teorizzato che la disponibilità di un bene termina allorchè si raggiunge il 50% della sua consistenza, in quanto da lì in poi la capacità di offerta non soddisfa più la domanda. Nel caso del petrolio e del gas è difficile però stabilire quando si arrivi a tale punto. Infatti, con il progresso tecnologico si riescono ad aggiungere continuamente nuove riserve e a sfruttare più a fondo quelle esistenti. Le riserve tradizionali oggi accertate ammontano a 6 mila miliardi di barili, ma possono giungere fino a 8 con l'avanzare della tecnologia. Ad esse vanno aggiunte riserve potenziali fino a 4 mila miliardi di barili di oli pesanti e sabbie bituminose e altri 2-3 di scisti bituminosi. Dall'inizio dell'utilizzo del petrolio nello scorso secolo ad oggi abbiamo utilizzato solo 1.000 miliardi di barili di queste riserve. Lo scorso febbraio la ExxonMobil Corporation ha annunciato integrazioni alle sue riserve di petrolio e gas per 1,8 miliardi di barili di petrolio equivalenti nel 2004, pari al 112% di quanto consumato durante lo scorso anno. Tali aggiunte, provenienti dal successo delle campagne di esplorazione ed estrazione condotte in diverse aree geografiche del pianeta - principalmente in Qatar, Angola, Nigeria, Kazakhstan, Canada e Usa - portano le riserve accertate di greggio e gas della Corporation a 22,2 miliardi di barili.

Dunque, rubinetti aperti fino a quando?
Secondo noi i giacimenti stimati sono sufficienti, ai ritmi attuali, per la fornitura di petrolio per altri 50 anni e di gas per i prossimi 70. Grandi riserve fossili non sono ancora oggi esplorate, ma sono necessari ingenti investimenti. Migliorare le tecnologie, scoprire nuovi giacimenti, sfruttarli meglio, costruire nuove petroliere e metaniere: secondo l'Agenzia Internazionale dell'Energia nel mondo c'è bisogno di 200 miliardi di dollari di investimenti l'anno per i prossimi 25 anni per riuscire ad assecondare il passo della domanda. Crediamo inoltre che sarà necessario adottare politiche che riconoscano il ruolo centrale dei combustibili fossili ancora per alcuni decenni e la necessità di fare affidamento sui Paesi esportatori. Per questo motivo dobbiamo continuare a mantenere con tali Paesi relazioni costruttive, che saranno essenziali per la nostra prosperità e la nostra sicurezza.

Veniamo al mercato italiano. L’Italia è tra i Paesi occidentali più vulnerabili e meno autosufficienti sul piano energetico.
Che cosa può fare per ridurre la propria dipendenza dai rischi dei nuovi scenari internazionali?

Anche in Italia è previsto, naturalmente, un aumento della domanda energetica che passerà dagli attuali 194 milioni di tonnellate equivalenti di petrolio a più di 205 milioni nel 2020. Per contenere tale incremento saranno necessari un forte impegno nell’innovazione tecnologica e scelte coraggiose per stimolare minori consumi, incentivare il risparmio e l’efficienza in campo energetico.
In Italia, in misura ancor più evidente che negli altri Paesi europei, la composizione delle fonti energetiche si modificherà a favore del gas con una diminuzione del petrolio e un lieve aumento del carbone. Oggi il gas naturale contribuisce al soddisfacimento del 30% del fabbisogno di energia primaria in Italia, con un consumo annuale di 80 miliardi di metri cubi, di cui solo il 16% proveniente da produzione interna. Il resto è importato attraverso gasdotti dall’Olanda, dalla Russia e dall’Algeria (e di recente dalla Libia) e in piccola quantità, come gas naturale liquefatto.
Al 2010 sono previsti consumi di oltre 90 miliardi di metri cubi di gas naturale, con un aumento maggiore rispetto agli altri Paesi europei, da attribuire in buona parte al settore termoelettrico. Nel 2015 la domanda nazionale di gas avrà superato quella petrolifera. È quindi estremamente importante per il nostro Paese assicurarsi la disponibilità del gas necessario attraverso contratti di lungo termine con Paesi fornitori affidabili, diversificando anche il più possibile le fonti di approvvigionamento.
La ExxonMobil in Italia contribuisce a soddisfare questa crescente domanda di energia con la ricerca di nuove fonti di approvvigionamento: mi riferisco ai significativi progetti di esplorazione e produzione di petrolio in Basilicata (in compartecipazione con Total e Shell) e alla realizzazione del terminale per la ricezione e rigassificazione di gas naturale liquefatto nell'Alto Adriatico in collaborazione con Qatar Petroleum e Edison, che rappresentano un’importante opportunità per migliorare la competitività del mercato, oltre che la possibilità di diversificare sotto il profilo geografico l’origine delle forniture energetiche.

La ExxonMobil ha recentemente pubblicato il terzo rapporto sul “ruolo sociale dell’impresa”. In quali azioni si traduce in Italia?
La nostra idea di ruolo sociale di impresa si sviluppa secondo tre direttrici principali: contribuire allo sviluppo economico e sociale delle comunità in cui operiamo; essere apprezzati non solo per cosa e quanto facciamo ma anche per “come” lo facciamo; contribuire a formulare le migliori scelte in campo energetico in modo che siano economicamente, socialmente e ambientalmente sostenibili nel futuro. La Esso, presente in Italia dal 1891, ha perseguito con coerenza questi obiettivi nei suoi 114 anni di vita. Abbiamo aiutato l'Italia a crescere economicamente, contribuendo a fornirle l'energia di cui ha avuto bisogno, portando nuova tecnologia e nuove idee sul mercato, favorendo maggior competizione. Abbiamo assicurato lavoro, attraverso l'impiego sia diretto sia indotto, alle comunità nelle quali abbiamo operato e tuttora operiamo. Abbiamo sempre condotto in modo responsabile le nostre operazioni, mettendo al primo posto la sicurezza del personale, l'affidabilità dei nostri impianti e delle nostre operazioni, un impatto contenuto sull'ambiente e sulle comunità circostanti. I nostri risultati in questo campo hanno continuato a migliorare negli anni, ponendoci costantemente ai vertici del settore. Nel fare tutto ciò, abbiamo voluto anche essere buoni cittadini delle comunità che ci hanno ospitato, cercando non solo di promuoverne lo sviluppo sociale, ma di valorizzarne anche la tradizione artistica e culturale o le bellezze naturali.

Ricordiamo qualche iniziativa.
Già negli anni difficili del dopoguerra, della ricostruzione economica e sociale del Paese, la Esso in Italia diede vita ad una articolata serie di iniziative che all'epoca lasciarono il segno nei rispettivi ambiti e ancora oggi sono ricordate. Negli Anni '50 la Esso (allora Esso Standard Italiana) promosse e realizzò quattro premi di pittura di interesse nazionale. Successivamente, negli anni '60, la Esso affidò a Folco Quilici l'innovativo - per quel tempo - progetto di filmare l'Italia dal cielo per documentare e raccontare lo straordinario patrimonio artistico, culturale e umano del Paese, la serie “L'Italia vista dal cielo”. Dal 2002 abbiamo intrapreso il restauro e la riedizione in DVD dei film, che dimostrano di mantenere inalterato il loro valore. Altre iniziative più recenti riguardano le opere di restauro condotte in collaborazione con la Fabbrica di San Pietro e il contributo all’acquisto da parte dei Musei Vaticani di alcune opere di artisti contemporanei che sono entrate a far parte della Collezione di Arte Religiosa Moderna dei Musei. Abbiamo inoltre condiviso diverse iniziative con il Fondo Ambiente Italiano (FAI), contribuendo all’importante progetto di recupero del parco ottocentesco di “Villa Gregoriana” a Tivoli, aperto ufficialmente nella primavera del 2005.

Avete realizzato anche qualche iniziativa rivolta ai più giovani?
Siamo impegnati con le scuole sul tema della sicurezza, con il concorso “sicuri su due ruote” indetto dalla raffineria di Augusta e rivolto agli alunni di terza media. La raffineria di Augusta ha organizzato un training e fornito gratuitamente a tutti i partecipanti un manuale di educazione stradale e di preparazione al conseguimento del certificato per condurre i ciclomotori.
In Italia, inoltre, abbiamo più volte testimoniato il nostro impegno sociale con iniziative di solidarietà, fra cui ricordo il sostegno alle comunità colpite dal terremoto in Sicilia e in Molise nel 2002. A questo proposito mi sembra importante citare anche il fondo istituito per aiutare le popolazioni del sud-est asiatico colpite dallo Tsunami lo scorso dicembre, cui la ExxonMobil Corporation ha contribuito con una donazione di 5 milioni di dollari e con un programma di “matching gift” con il suo personale in tutto il mondo. Sono convinto che un’impresa come la Esso in Italia debba avere tra le sue priorità anche quella di venire incontro alle necessità e al benessere della collettività con azioni concrete, che testimonino la sua presenza viva nel tessuto sociale.