Alberti: "Sono le persone a garantire la sicurezza di un sistema "

Alberti: “Sono le persone a garantire
la sicurezza di un sistema”

di Paola Sesti

LA CONDIVISIONE DI DATI ATTRAVERSO INTERNET E LA RAPIDA EVOLUZIONE DELLO SPAZIO CIBERNETICO HANNO DETERMINATO LA CRESCITA DEL CRIMINE INFORMATICO.
UNA LETTURA DI CONTESTO SUL TEMA - ATTUALISSIMO - DELLA CYBERSECURITY

L’uso massiccio della rete Internet ha permesso lo sviluppo globale delle tecnologie di Information and Communication Technology (ICT), portando a una trasformazione digitale in continua e rapida evoluzione. Il progresso tecnologico – 5G, Big Data, Internet of Things - e i social network uniti allo smart-working, l’e-commerce e l’e-government, hanno cambiato caratteristiche e modalità della quotidianità degli individui.

La diffusione e condivisione di dati e informazioni attraverso internet o altri sistemi di comunicazione connessi a tipi diversi di rete - quindi tutti i dispositivi comunicanti tra loro - ha posto al centro dell’attenzione la supply chain security: metodi, processi, pratiche e strumenti che vengono usati per ricevere, trasferire ed elaborare dati e informazioni.

Di converso, la rapidissima evoluzione dello spazio cibernetico ha determinando la crescita del crimine informatico, i cui attacchi provocano ripercussioni e arrecano gravi danni anche nel mondo reale. Ne abbiamo parlato con Annalisa Alberti, Human Resources, Facility Management, ICT & Compliance Director di Rheinmetall Italia, che esordisce con quella che può sembrare una provocazione: “Io credo che a contare di più siano le connessioni interpersonali, le uniche che possono garantire la robustezza di un sistema. Senza di esse, qualunque organizzazione non ha alcuna forza”.

Anche in un ambito altamente tecnologico come quello della sicurezza informatica?
Sì, perché al di là del dettaglio specialistico, in tema di cybersecurity credo serva una lettura di contesto. Competenze tecniche e manageriali devono necessariamente avere un’unica visione e un’unica strategia. La vera trasformazione per noi è stata proprio passare dal vedere l’IT come l’attività dei cacciavitari - uso un termine forte e pure poco carino - a considerarla una funzione che ha nella sua mission l’essere il business partner di chiunque opera in azienda. Quelli che ti sistemavano il PC e che chiamavi quando avevi bisogno di un cavo per la stampante, oggi sono coloro che devono riuscire a supportare il business non solo nella trasformazione, ma nell’innovazione digitale.

Questo è il motivo per cui in Rheinmetall Italia la funzione IT è sotto un cappello unico insieme ad HR, Compliance, Comunicazione e Facility Management?
È quasi un paradosso e un approccio strano per i tradizionali modelli organizzativi. Però, se partiamo dal fatto che il nostro vero asset sono le persone, tutte queste funzioni – dalla fase di selezione alla dotazione informatica necessaria per sviluppare al meglio la propria attività, dalla sicurezza al benessere organizzativo - hanno un comune fil rouge che è il capitale umano, di cui ci prendiamo cura end to end.

Durante la pandemia si sono dovute moltiplicare in maniera esponenziale le competenze digitali.
Il Covid ha cambiato il modo in cui viviamo, portandoci ad una maggiore connessione: lavoro da remoto, sanità digitale, shopping on-line...
Se questo da un lato ha rappresentato un’opportunità, perché ha portato a una velocizzazione del processo di trasformazione digitale, dall’altro ha prodotto un aumento degli attacchi informatici perché ci ha messo di fronte a una realtà che nessuno di noi sapeva gestire. E non da un punto di vista puramente pratico, ma proprio in ottica cybersecurity: avere un accesso infinito ai dati ha aperto una serie di varchi potenzialmente pericolosi.[...]

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