Gozzi: "Decarbonizzazione e competitività: è una questione di equilibrio"

Gozzi: “Decarbonizzazione e competitività:
è una questione di equilibrio”

di Paola Sesti

NEL 2022, MA ANCHE NEL 2021, IL PIL ITALIANO È CRESCIUTO QUANTO QUELLO CINESE E MOLTO PIÙ CHE IN FRANCIA E GERMANIA. IN QUESTO CONTESTO, L’OBIETTIVO DI UN +0,5 PER CENTO NEL 2023 NON SEMBRA COSÌ IMPOSSIBILE DA RAGGIUNGERE, COME INVECE DICONO I PESSIMISTI.
DEL RESTO, PENSARE POSITIVO AIUTA A VIVERE E I PESSIMISTI NON SONO MAI RIUSCITI A FARE NULLA...


Scattare alcune foto, rispondere a qualche provocazione e tentare di fare una previsione sul futuro della siderurgia (con incursioni obbligate nell’energia).
È ciò che in estrema sintesi abbiamo chiesto ad Antonio Gozzi, presidente di Ferderacciai e di Duferco Holding, nella chiacchierata ampia e a tutto campo con Nuova Energia. Un compito non facile ma decisamente alla sua portata, vista la qualità umana e la caratura professionale della persona in questione.

“Fare previsioni in tempo di guerra è esercizio arduo, perché è necessario miscelare il pessimismo della ragione con l’ottimismo della volontà. E quindi mi si perdonerà se farò ragionamenti un po’ tendenziali, sfruttando impressioni e sensazioni”. Impressioni e sensazioni che tuttavia vengono dall’osservatorio privilegiato rappresentato dal grande gruppo internazionale in cui Antonio Gozzi opera, attivo in tre aree di business – energia, siderurgia e shipping – tipicamente legate ai trend macroeconomici e ai cicli dell’economia che spesso anticipano gli andamenti più generali.

Il 2021 e il 2022 sono stati anni di rilancio delle economie mondiali dopo la pandemia.
Anni segnati da tassi di crescita particolarmente elevati un po’ ovunque, e da quello che io chiamo «effetto molla»: una ripresa molto forte e a tratti violenta che in taluni casi ha creato problemi di adeguamento dell’offerta alla domanda. Il rimbalzo della domanda è stato così veloce che le supply chain spesso non hanno retto a questa impennata.
Come sempre succede nei sistemi di mercato quando c’è uno squilibrio tra domanda e offerta, i prezzi salgono e l’offerta - incentivata dai prezzi alti - a poco a poco segue (anche se non subito, c’è un’isteresi temporale). Oggi, quella parte di inflazione che deriva da eccesso di domanda rispetto alla capacità dell’offerta di adeguarsi sta scomparendo, perché c’è stata la reazione di tutti i sistemi produttivi e logistici.

Dunque, ciò che resta dell’impulso inflazionistico è la crisi energetica?
Sì, soprattutto in Europa, perché negli Stati Uniti e in Asia il prezzo dell’energia è assai diverso. Questa crisi è stata provocata da un uso strategico del gas da parte dei russi. Fin da settembre 2021, molto prima dell’avvio del conflitto, hanno fatto mancare gas sulle piattaforme dello spot market e hanno indotto una lievitazione dei prezzi artificiosa che probabilmente è servita loro a finanziare una parte della guerra.
Poi, le conseguenze degli scontri, le sanzioni, le restrizioni e la rarefazione progressiva della materia prima hanno provocato un vero e proprio problema di offerta di gas, che nei confronti dell’Europa è stata di gran lunga inferiore per tutto il corso del 2022, generando uno shortage e quindi poi le speculazioni, che si innescano sempre su fatti reali.
Non è corretto dare tutta la colpa dell’incremento del prezzo del gas alla speculazione, che sfrutta momenti di economia reale squilibrata come quelli che ci sono stati e contribuisce ad aumentare ulteriormente il prezzo del bene in questione, in questo caso il gas.

Quanto si protrarrà questa situazione in Europa?
Tutti i Paesi europei - in particolare quelli più esposti alle forniture russe, cioè Germania, Austria, Italia - hanno lanciato politiche di diversificazione sia delle fonti sia delle origini del gas. Affinché queste politiche esplichino il loro effetto complessivo, però, probabilmente dobbiamo passare ancora un inverno.
Che non è questo, è il prossimo. E quindi c’è ancora una criticità, rappresentata dal fatto che quest’anno abbiamo riempito gli stoccaggi avendo ancora a disposizione del gas russo; quelli necessari per fronteggiare l’inverno 2023-2024 probabilmente dovranno essere riempiti dalla primavera-estate del 2023 senza fare ricorso alla disponibilità russa, e questo potrebbe provocare di nuovo tensioni molto forti sui prezzi.

Finora le cose sono andate benino...
È vero, e per tre motivi. Uno: anche se a costi molto elevati - sto parlando dell’Italia - gli stoccaggi sono stati riempiti per tempo. Due: abbiamo avuto una stagione autunnale e un inizio dell’inverno particolarmente mite - quindi i riscaldamenti funzionano meno - accompagnata da una riduzione della domanda di gas industriale. Infine, con molto ritardo e molta difficoltà l’Europa ha assunto una decisione relativa al price cap, i cui risultati è difficile valutare se non in termini di effetto annuncio.

Cosa ne pensa del meccanismo di price cap europeo?
Trovo in questa decisione alcuni aspetti importanti. In qualche modo è stata l’Italia – con il presidente Draghi a Versailles, nel febbraio del 2022 – a chiedere il price cap e finalmente ci si è arrivati. Lo si fosse fatto prima, probabilmente avremmo avuto molti meno problemi.
È poi la prima volta che l’Europa fa un ragionamento non astratto sui differenziali competitivi tra le diverse regioni del globo, perché alla base della regola del price cap c’è un confronto tra il prezzo interno europeo e quello di altre aree del mondo, che chiede di tenere ben presente un fattore: la rilevante asimmetria competitiva con Stati Uniti, nord America e Asia.
Ancora, è la prima volta che si dà la possibilità di intervenire su un mercato totalmente non regolamentato - il TTF di Amsterdam - che fino a ieri ha consentito alla speculazione le scorribande più ardite. Nei mercati regolamentati le Borse conoscono regole che consentono di bloccare meccanismi eccessivamente speculativi; sul TTF tutto questo non esisteva. Con la decisione relativa al price cap l’Europa stabilisce invece di poter intervenire.

L’implementazione tecnica sarà difficile?
Credo si sì, per una serie di technicalities da affrontare però, se rimaniamo all’affermazione di principio, l’enunciato che afferma mi sembra importante perché si avvicina al whatever it takes: speculazione, stai attenta perché ho gli strumenti e la possibilità di bloccarti. Questo è un messaggio che la speculazione capisce subito, perché aumenta il coefficiente di rischio delle sue scorribande e quindi ne fa meno. [...]

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