Domanda di terre rare e sviluppo green: un legame complesso

Domanda di terre rare e sviluppo
green
: un legame complesso

Nuova Energia ringrazia CESI per aver concesso la pubblicazione di questo articolo, apparso in originale in lingua inglese sull’ultimo numero dell’Energy Journal


SENZA I RARE EARTH ELEMENTS NON SAREBBERO IPOTIZZABILI LE NUOVE FRONTIERE DELL’ENERGIA RINNOVABILE, LA TECNOLOGIA DI CONSUMO (SMARTPHONE
E LCD), QUELLA INDUSTRIALE (MICROCHIP, FIBRA OTTICA)
E MILITARE (MISSILISTICA, RADAR)


Più che rari appaiono ormai indispensabili: sono i Rare Earth Elements (REE), da cui sembra dipendere il futuro sostenibile dell’umanità. Su di loro puntano
i mercati delle rinnovabili, delle auto elettriche e della chimica verde, perché
le terre rare risultano essenziali al funzionamento delle tecnologie performanti
dei settori green.

Non sono solo nei touchscreen degli smartphone o negli hard disk dei computer, ma costituiscono anche magneti permanenti, sensori elettrici, convertitori catalitici indispensabili per turbine eoliche, pannelli fotovoltaici, batterie delle auto elettriche e sono alla base di fibre ottiche e laser. Per la precisione, sembra che le terre rare siano necessarie in almeno 200 prodotti, così tanti da spingere la I’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA) e la Banca Mondiale a dedicare loro due studi che ne sanciscono in modo ufficiale la strategica importanza per un futuro verde.

Prima di procedere all’analisi della domanda di metalli e terre rare, è utile precisarne la natura: i REE sono 17 metalli presenti nella tavola periodica degli elementi,scoperti a partire dal 1782, quando in Svezia fu individuato il terbio. La lista comprende lo scandio (Sc) e l’ittrio (Y), ai quali si aggiunge l’intera serie dei lantanidi, gli elementi chimici con numero atomico dal 57 al 71: lantanio (La), cerio (Ce), praseodimio (Pr), neodimio (Nd), promezio (Pm), samario (Sm), europio (Eu), gadolinio (Gd), terbio (Tb), disprosio (Dy), olmio (Ho), erbio (Er), tulio (Tm), itterbio (Yb), lutezio (Lu). Altrettanto importanti sono le materie prime critiche che comprendono i metalli ferrosi e i non metalli più noti, come il litio, il cobalto, il nichel, ugualmente indispensabili per le tecnologie green.

Per comprendere subito l’impatto che la transizione energetica produrrà nei prossimi anni sulla domanda di questi elementi, è importante estrapolare un dato del rapporto Minerals for Climate Action: The Mineral Intensity of the Clean Energy Transition, pubblicato dalla Banca Mondiale. Lo studio afferma che per soddisfare la crescente domanda di energie rinnovabili e raggiungere l’obiettivo di contenere l’aumento delle temperature sotto i 2 °C, sarà necessario estrarre il 500 per cento in più di litio, grafite e cobalto.
Un dato molto interessante che mostra il cambio di velocità imposto dallo sviluppo delle tecnologie green. [...]

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