Secondo scienza e conoscenza

Secondo scienza e conoscenza

di LISA BUZZONI e LUCA BUZZONI


Le riflessioni nel seguito argomentate discendono dalle lunghe e articolate disquisizioni poste in essere su tali temi nel corso di numerose evenienze dagli autori della presente trattazione.

Gli autori si sono sovente ritrovati a interrogarsi su quali fossero, a guisa di esempio e senza pretesa di esaustività alcuna, le salienti prerogative riconducibili ai pensatori della scuola di Mileto e di Elea, nella fattispecie Talete, Anassimandro, Anassimene, Parmenide, Zenone e Melisso. Tra le molteplici questioni dibattute, una di quelle maggiormente ricorrenti ha inerito alla confacente qualificazione distintiva dei summenzionati esponenti.

In quale maniera risulta possibile idoneamente inquadrarli? E chi erano effettivamente costoro? Filosofi, che oggi chiameremmo scienziati. Se la filosofia consiste
nell’amor del sapere, allora è altrettanto vero che la scienza è conoscenza, ovvero il risultato delle operazioni del pensiero che trovano fondamento nella codificazione teorica, nell’analisi sperimentale e nell’applicazione sul piano pratico.

Il labile quanto etereo confine verosimilmente sussistente tra la concettualizzazione filosofica e l’indagine scientifica perde la sua consistenza allorquando si confonde nella definizione di “conoscenza”, ogni ambito dell’esistenza che riguardi la formulazione di un pensiero intellettuale atto a proporre prospettive non note nella descrizione fenomenologica di eventi mai precedentemente illustrati attraverso un procedimento razionale: in ciò i filosofi differivano dai sacerdoti e dai loro vaticini, in ragione dell’intraprendimento di un percorso atto a fornire elementi certi e inequivocabili in grado di spiegare, attraverso capacità correlate all’utilizzo dei sensi, fatti altrimenti riferibili a mera superstizione.

Il potenziale intellettivo, unitamente alla fiducia posta nell’efficacia da questi derivante, hanno consentito a menti curiose (nella positiva accezione conferibile a tale termine) di azzardare ipotesi ed elaborare congetture mentali in grado di strutturare meccanismi consoni a comprovarne la fondatezza: la logica del teorema, emblema di tale costruzione, risiede nella sua dimostrabilità, una sfida che il suo autore rivolge al pensiero che lo ha generato al fine di avvalorare la validità dell’assunto nel quale ripone ferma convinzione, ma di cui non può essere certo fino a quando non ne avrà ottenuto la dimostrazione grazie all’impiego di concetti precedentemente riconosciuti come validi.

La speculazione dialettica non appartiene al pensiero scientifico.
Opinioni, pareri, visioni soggettive usualmente pervadenti il pensiero artistico-letterario non trovano spazio nella scienza: le asserzioni formulate da un letterato in merito ad un’opera di un poeta o le analisi relative alla produzione di un’artista effettuate da un critico d’arte o musicale trovano presupposto essenzialmente nella dinamica del percorso mentale
del loro autore, della quale nessuna dimostrazione viene richiesta a livello razionale.
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