di MASSIMO GARANZINI / Energy & Utilities Industry Lead, Omnicom PR Group



Assistiamo - sui media o sui social media - a un susseguirsi di crisi di comunicazione. Sempre più spesso, per citare un filone purtroppo rilevante, le imprese si trovano a fronteggiare fasi di ristrutturazione con chiusura o dislocazione della produzione.


In Italia è sempre alta, ad esempio, l’attenzione sulle filiere alimentari: dalla mucca pazza, alle mozzarelle inquinate, all’olio d’oliva sofisticato alle preoccupazioni - più o meno fondate - su olio di palma, Omega 3, e altri ingredienti. Quello del food è solo un indicatore, molto italico, dell’attenzione che i consumatori possono ora comodamente condividere con un semplice click.

Sono arrivati i leoni da tastiera cioè gli utenti, cittadini, consumatori molto attivi a livello digitale, che fanno del lamento e dell’accusa la cifra fondamentale della loro attività digitale. Le valvole di sfogo che abilitano il semplice consumatore ad alzare il tono della conversazione sono accessibili a tutti: si può inviare, comodamente e facilmente, e-mail con foto e video a Striscia la Notizia, Report, ad associazioni consumatori o direttamente agli enti pubblici solitamente più vicini, come il Comune di riferimento. Talvolta la battaglia digitale diventa etica e politica: ricordiamo i fenomeni #jesuischarlie, #bringbackourgirls, #veritàpergiulioregeni.

Così le fiammate di comunicazione sono alimentate dalla benzina digitale. Ricordiamo anche quello che è successo con il crollo del ponte di Genova e nel dialogo tra istituzioni ed azienda concessionaria: annunci anche a colpi di tweet, rettifiche, dichiarazioni di intenti, comunicati stampa, e un “popolo social (networks)” subito partecipe e attivo.[...]

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