Dettori: "Al nostro Paese manca un chiaro obiettivo di politica industriale"











di DAVIDE CANEVARI
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Quello sciupone del mattone... Non c’è dibattito, incontro, seminario sul tema dell’efficienza energetica che non dia risalto ed evidenza alla situazione del patrimonio immobiliare italiano e alle potenzialità (misurate in decine di Mtep) di miglioramento nelle performance degli edifici...


Marco Dettori












Nuova Energia ha incontrato Marco Dettori, presidente dell’Associazione dei Costruttori di Milano, Lodi, Monza e Brianza, Assimpredil ANCE, nonché Vice Presidente di ANCE nazionale con la delega ai temi economico, fiscale e tributario, per una lettura di dettaglio dello stato dell’arte.

Presidente, come è cambiato il mercato dell’edilizia negli ultimi 2-3 anni?
Il settore va scisso in due componenti, tra loro sempre più distanti: il nuovo e le ristrutturazioni. Come noto, il nuovo è precipitato durante la crisi; e se consideriamo che Milano rappresenta un caso a parte, altrove siamo ancora alla ricerca di una seria ripartenza. Diverso il discorso per le ristrutturazioni: proprio grazie agli incentivi all’efficienza energetica il settore è in crescita ormai da dieci anni. Adesso occorre capire se e come si muoverà il governo per l’immediato futuro.


In un modo o nell’altro, è assai improbabile che spariscano tutti gli incentivi.
Il problema è proprio questo: in un modo o nell’altro. Nell’ultimo decennio il flusso degli aiuti non si è mai interrotto, e certo questo è un fatto positivo. Tuttavia, si è sempre proceduto da un anno con l’altro, senza alcun obiettivo di politica industriale, con alti e bassi, mantenendo un atteggiamento ondivago.
Questo fa specie, dato che l’efficientamento del patrimonio immobiliare sta contribuendo al raggiungimento degli obiettivi di politica energetica e ambientale stabiliti dalla Strategia energetica nazionale, un impegno che – per definizione – traguarda il lungo periodo.


Si dice: se riparte il mattone... riparte tutta l’economia. Guardando allo stato di salute del settore, siamo davvero usciti dalla crisi?
No, non ne siamo affatto usciti. Come Sistema Paese, la domanda interna non è ancora ripartita e le esportazioni, pur in crescita, non bastano per supportare una solida crescita del PIL. Nello specifico del nostro settore, la crisi ha depauperato enormemente la struttura produttiva esistente. Il confronto tra il 2017 e il 2007 è ancora pesantemente negativo. Nel complesso gli investimenti in costruzioni sono calati del 37 per cento, con una punta del meno 64 per cento per il nuovo e del meno 51 per le opere pubbliche non residenziali. Solo le manutenzioni straordinarie – come detto – presentano il segno più, con una crescita del 21 per cento, sempre negli ultimi dieci anni.
Non è solo una questione di debolezza della domanda. L’ambito lavorativo è diventato più articolato e ci sono regole di ingaggio più complesse, anche e soprattutto per via del Codice degli Appalti. Con la pubblica amministrazione tutto si complica ulteriormente: è difficile fare un bando, assumere dei rischi, interpretare le norme, portare risorse (pur esistenti!) fino alla definizione di un contratto.
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