Auto elettrica, senza approccio integrato ci si ferma al palo










di MATTEO CODAZZI / amministratore delegato CESI
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A più di 100 anni dalla comparsa sulle strade del primo veicolo alimentato a batteria, siamo giunti al momento di svolta per la mobilità elettrica. Oggi il problema non è più se il vettore elettrico conquisterà una quota rilevante del mercato, ma come il settore dell’automotive sarà in grado di affrontare una transizione ormai inarrestabile.


Dal report Mobilità Sostenibile: soluzioni energetiche, tecnologie e opportunità di business, realizzato da CESI insieme al Gruppo Energia di Assolombarda, emerge che nel 2025 in Italia, su circa 35 milioni di veicoli in circolazione, più di 9 milioni saranno alimentati da fonti a minimo o nullo impatto ambientale e, di questi, circa 3,5 milioni saranno ibridi o elettrici. In Italia, il settore dei trasporti contribuisce per più di un quarto alle emissioni climalteranti e per una quota simile a quelle di particolato inquinante: PM2,5 e PM10.
Con l’ulteriore spinta verso le rinnovabili, prevista dalla SEN 2017, lo sfruttamento del vettore elettrico non solo contribuirebbe a ridurre le emissioni locali nei centri urbani ma renderebbe i consumi più efficienti, limitando la spesa energetica.

Attualmente, l’Italia è prima in Europa per autovetture non alimentate a benzina o gasolio. Nel nostro Paese, infatti, circolano circa 3,2 milioni di auto (8,6 per cento del totale), prevalentemente a GPL e metano, soluzione che presenta alcuni vantaggi ambientali. Anche la diffusione delle auto ad alimentazione elettrica è in rapida crescita.
Gli ultimi dati del 2017 sono incoraggianti. Rispetto all’anno precedente, in Italia le immatricolazioni di auto elettriche o ibride sono cresciute del 70 per cento. Nonostante ciò, la quota mercato dei veicoli elettrici, pari allo 0,2 per cento del venduto, è ancora ridotta se paragonata alla Francia o al Regno Unito, in cui rappresenta più dell’1,5 per cento. Questi numeri sono indicativi di un mercato italiano dell’auto elettrica ancora immaturo se confrontato con l’estero.
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