L’Accordo di Parigi si sta impantanando










di GIUSEPPE GATTI Torna al sommario


Dopo la grande risonanza e il frastuono mediatico che ha accompagnato la COP21 a Parigi nel 2015, è semplicemente sconcertante il silenzio pressoché totale che ha contraddistinto lo scorso anno la COP22 a Marrakesh e quest’anno la COP23 a Bonn.



Le ultime due edizioni della Conferenza delle Parti della Convenzione delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici avrebbero dovuto mettere a punto meccanismi e regole per dare applicazione e sviluppo agli impegni assunti a Parigi (i cosiddetti “decreti attuativi”). Marrakesh si è risolta in un nulla di fatto, salvo anticipare al 2018 (rispetto alla scadenza inizialmente prevista al 2020) l’adozione delle norme per l’applicazione dell’Accordo di Parigi. Una povertà di risultati malamente coperta dall’enfatico appello finale e non compensata dalla presentazione da parte di alcuni Paesi (in specie Canada, Germania, Messico e Stati Uniti) dei loro piani strategici per ottenere la “rete a zero emissioni” nel 2050, che implica non emettere più gas con effetto serra in atmosfera oltre a quelli che si possano compensare.
Un passo poco più che simbolico, ma per altro significativo dell’emergere di un diverso approccio, questo sì politicamente rilevante, all’obiettivo della neutralità delle emissioni.

Anche dalla COP23 non sono venuti risultati apprezzabili, ed è difficile considerare un passo avanti il lancio della Powering past coal Allliance, con l’impegno di una ventina di Paesi a puntare al phase out del carbone nella produzione elettrica al 2025.
Quando si scorre la lista dei firmatari – dalla Finlandia al Canada o alla Nuova Zelanda, dall’Italia alle Isole Fiji – si coglie che sono tutti Paesi in cui la produzione a carbone è marginale se non nulla, e comunque in fase di esaurimento naturale (come nel caso dell’Italia). Mancano le firme tanto della Germania (che pure ospitava la Conferenza) quanto della Polonia, che insieme rappresentano oltre il 50 per cento della produzione elettrica europea da carbone. Quindi un manifesto privo di un significativo impatto rispetto agli impegnativi obiettivi assunti.
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