Quella lunga euforia elettrica











di DAVIDE TABARELLI / presidente Nomisma Energia
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La quota mercato dell’auto elettrica nei primi sei mesi del 2017 è stata in Italia, il Paese più motorizzato in Europa, dello 0,1 per cento; un pugno di auto su un totale di un milione e centomila vetture consegnate. Lo squilibrio è netto, incontrovertibile, fra risultati concreti e aspettative generate dall’enorme fiume di parole che circonda l’auto elettrica.















Anche la confusione è tanta, visto che quasi tutti - fra il grande pubblico - confondono l’auto totalmente elettrica con quella ibrida, che in realtà è solo un’evoluzione per rendere più efficiente (ma spesso anche più potente) il tradizionale motore a benzina.
Non è una novità, ma l’intensificazione delle suggestioni negli ultimi anni non trova uguali nel passato.
Con regolarità, fra i 5 e 10 anni, ricompare, in alternanza con l’idrogeno, quale soluzione a problemi diversi: dall’inquinamento urbano alla carenza di combustibili fossili da crisi energetiche, fino a quelli più recenti legati alla prossima apocalisse, quella ambientale, causata dalla stupidità dell’uomo che si vuole autodistruggere attraverso il dannato petrolio.

Il nostro ministro dell’ambiente Giorgio Ruffolo nel febbraio 1992 stimava che di lì a 8 anni, nel 2000 - ovvero 17 anni fa! - la quota mercato delle elettriche sarebbe potuta arrivare al 20 per cento. Una vision che gli serviva per giustificare stanziamenti per 20 miliardi delle vecchie lire (10 milioni di euro di oggi) come incentivi alle amministrazioni pubbliche. Tutti i ministri ambientali del passato e tutte le politiche del traffico sviluppate in ambito locale da Regioni e Comuni hanno sempre speso con generosità sull’auto elettrica.
Ne sanno qualcosa anche le case automobilistiche - a cominciare dalla nostra Fiat - sugli investimenti fatti in passato che non hanno portato a nulla.
Nel marasma di parole e di buone intenzioni sarebbe utile, quasi indispensabile, per affinare le politiche del presente e del futuro, ricostruire quanto è stato speso, soldi di tutti, e con quali risultati.
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