Chi ha paura delle aggregazioni di utenti?











di ROBERTO NAPOLI
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Il mondo internazionale dell’energia ribolle di iniziative e di proposte. Trump assesta picconate a uno scenario che sembrava consolidato, rinvigorendo nucleare e fossil fuel, carbone incluso, e ridimensionando le preoccupazioni ambientali sul riscaldamento di origine antropica.


Credit: US Department of Defense, photo by Reese Brown












Il nostro Paese, in linea con le sue peggiori tradizioni, non trova di meglio che dare sfogo al suo gattopardismo, questa volta energetico, cambiando quel tanto che basta affinché tutto resti come prima. Del resto non è mai stata così vigorosa l’ansia di tornare al quieto passato, quando ogni brava corporazione aveva il suo comodo giardino e la casta dirigenziale poteva volare di fiore in fiore per soddisfare i suoi appetiti e crogiolarsi in un lusso beato.
Ciò che sta succedendo alla generazione distribuita e al disegno di legge sulla concorrenza è un’icastica rappresentazione di questa triste e rovinosa tradizione.
Il disegno di legge sulla concorrenza giace da tempo in Parlamento. Doveva aprire a nuove liberalizzazioni; è stato l’occasione di sfrenati annacquamenti, che alla fine rischiano di trasformare il risultato in un ingessamento anti-concorrenza.

La liberalizzazione più attesa per il settore elettrico è da tempo l’apertura agli aggregati d’utente e alle reti elettriche private (microgrid), bruttamente ribattezzate SDC (Sistemi di Distribuzione Chiusi). La liberalizzazione nella vendita e nella circolazione di merci è ammessa (sia pure con gli italici limiti) per tante merci e per tanti servizi, con una macroscopica e inossidabile eccezione: l’energia elettrica.
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