Tajani: “Solo nell’Unione si vince”










di DAVIDE CANEVARI
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È la parola che ricorre di più, lungo tutta l’intervista: unione. Ripetuta con piena convinzione, quasi con ostinazione. Detta con forza. Soprattutto in abbinamento al termine energia. Antonio Tajani, presidente del Parlamento Europeo, lo sostiene senza mezzi termini.















“L’Europa è il nostro futuro comune e resta la scelta migliore; andare in ordine sparso sarebbe un suicidio”. Considerazione che vale, naturalmente, anche per le politiche energetiche, ambientali e climatiche.


Presidente, nel suo discorso di insediamento lei ha dichiarato: Sono stato eletto sulla base di un impegno preciso: essere il portavoce del Parlamento Europeo, non il suo primo ministro. Dunque, quali voci a suo parere descrivono lo stato della nostra Europa oggi?
La prima voce è la libertà. Siamo molto più di un mercato o di una moneta. Siamo una cultura, cioè una visione comune e un insieme di valori che sono il nostro segno distintivo. L’Europa, per esempio, è l’unica grande area del mondo nella quale sia stata abolita la pena di morte.
Abbiamo una storia bimillenaria, una tradizione di democrazia e di rispetto dei diritti umani che discende anche da vicende tragiche del nostro passato, ma che attraverso la costruzione dell’Unione Europea abbiamo superato con successo.


Altra voce?
È la responsabilità sociale. L’Europa, come ribadito nella Dichiarazione di Roma, lotta contro la disoccupazione, la discriminazione, l’esclusione sociale, la povertà.
A Roma ho detto che se non siamo stanchi della nostra Europa, vogliamo però che funzioni meglio. Da presidente del Parlamento, metto gran parte del mio impegno nel riavvicinare le istituzioni della UE, l’Europa delle regole e della burocrazia, alle esigenze reali di mezzo miliardo di cittadini che chiedono risposte concrete.


Papa Francesco, in occasione del 60° anniversario della firma dei Trattati di Roma, citando Alcide De Gasperi ha sottolineato che il denominatore comune del progetto europeo è lo spirito di servizio, unito alla passione politica e alla consapevolezza che all’origine della civiltà europea si trova il cristianesimo. Cosa resta di questi valori originari?
Io non parlerei di ciò che “resta” di questi valori, ma di quanto e come le radici cristiane dell’Europa siano tuttora fonte di ispirazione anche per i legislatori e governanti europei, per la nostra azione politica di ogni giorno.
Parlando a Strasburgo nel novembre 2014, Papa Bergoglio ha ricordato che al centro del progetto dei Padri fondatori dell’UE c’era la fiducia nell’uomo in quanto persona dotata di una dignità trascendente.
La forza dell’Europa consiste anche nella capacità di affermare, per dirla con il Santo Padre, la preziosità della vita umana, che non può essere oggetto di scambio o di smercio. Da qui nascono la prospettiva di un nuovo umanesimo e lo spirito comunitario che è alla base dell’integrazione europea.
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