INFO@COMUNI - La raccolta differenziata è diventata una sana abitudine











24 febbraio 2017 | INFO@COMUNI | NUOVA ENERGIA | A 20 anni dal Decreto Ronchi - che ha posto il riciclo come priorità nella gestione dei rifiuti - separare i materiali non è più un peso per gli italiani. Il 93 per cento dichiara che si tratta di “un’utile necessità” e il 91 per cento di “un comportamento abituale”. È anche un’attenzione nei confronti dell’ambiente più diffusa rispetto al risparmio idrico o energetico.


La maggioranza assoluta degli italiani non sembra (più) vivere la raccolta differenziata come un vincolo o un’ulteriore incombenza domestica. Piuttosto, come un dovere nei confronti dell’ambiente, un normale comportamento da buon padre di famiglia. Insomma, una sana abitudine. È quanto emerge dall’ultima indagine IPSOS, che rileva un vero e proprio plebiscito di consensi a favore della possibilità di dare ai materiali di scarto una seconda vita alternativa alla discarica.
D’accordo, nelle indagini a campioni a volte c’è il rischio di rispondere con più entusiasmo di quanto poi si mette nella gestione del quotidiano, ma il fatto che il 93 per cento degli italiani abbia definito la raccolta differenziata “un’utile necessità” e che il 91 per cento abbia assicurato di “farla abitualmente” è un dato a dir poco significativo.
Secondo IPSOS questa è anche l’abitudine “ambientale anti-spreco” in assoluto più diffusa e radicata. La percentuale di italiani che dichiara di porre attenzione nel limitare i consumi di acqua scende al 64 per cento; e il semplice gesto di spegnere gli apparecchi in stand-by è diventato la normalità per il 46 per cento del campione interpellato. Solo il 37 per cento, per altro, si dichiara disposto a rinunciare all’auto a favore dei mezzi pubblici, anche per brevi percorsi quotidiani casa-lavoro o casa-scuola.
C’è un altro dato significativo. Siccome si può e si deve migliorare ancora, chi dovrebbe farsi carico degli sforzi necessari per un ulteriore salto di qualità della raccolta differenziata? La consapevolezza di dover mettere a fattore comune l’energia sembra prevalere in assoluto.
Infatti, ben il 53 per cento del campione IPSOS ha risposto che “ciascuno deve fare la propria parte perché la responsabilità è un po’ di tutti”, a fronte di un 10 per cento che addossa tutto l’onere “sui Comuni e sui controlli che devono effettuare” e di un 13 per cento che, invece, pensa che ci debbano pensare solo le “aziende di raccolta”. Un ulteriore 23 per cento di interpellati considera prioritaria “la sensibilizzazione dei cittadini che ancora non fanno la differenziata”. Il buon esempio e il passa parola, in questo caso, possono davvero fare la differenza.


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