Il senso degli incentivi nel settore energia

Torna al sommario di Francesco Sperandini| amministratore delegato GSE




L’Italia sta investendo - considerando solo quanto transita tramite il GSE - l’1 per cento del proprio Prodotto Interno Lordo nella sostenibilità ambientale. Una cifra monster che ha già dato i suoi risultati. L’American Council for an Energy Efficient Economy classifica infatti l’Italia al secondo posto al mondo per l’efficienza energetica. L’Europa ci riconosce il ruolo di leadership nella cogenerazione.


L’Italia investe per senso di responsabilità; l’Italia investe nella convinzione che l’Europa abbia un ruolo di guida e di esempio. Ma investe anche perché le conviene? Parliamoci chiaro. Sic et simpliciter, se si guarda unicamente alla sostenibilità ambientale, conviene un comportamento da free rider. [...]

Dunque, guardando in chiave strettamente teorica, impiegare fondi pubblici in Italia per conseguire unicamente obiettivi di sostenibilità ambientale non ha senso.
Quando quindi ha senso (nel duplice signifi cato di ragione e di direzione) impiegare fondi pubblici nella sostenibilità ambientale in un Paese come l’Italia?
Ha senso se si crea filiera industriale, se si riescono a cogliere e mantenere vantaggi competitivi tali per cui l’offerta (di soluzioni, di prodotti, di processi, di servizi per la sostenibilità ambientale) resta in Italia a fronte di una domanda che si caratterizza per essere globale.
Ha senso se si hanno ricadute sui territori, sul tessuto produttivo del Paese, se si accede ad avanzamenti tecnologici, a soluzioni innovative di prodotto e di processo, se si permette di essere sempre all’avanguardia della frontiera delle soluzioni accessibili, se si crea occupazione e prodotto interno lordo in modo stabile e se si è capaci di mantenere nel tempo tutto questo. [...]

©nuovaenergia

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