Ritorno al passato

Torna al sommario di Riccardo Varvelli | Politecnico di Torino






Questo studio - se le previsioni in esso contenute si avvereranno - potrebbe rivoluzionare sostanzialmente il pensiero dominante nel campo energetico degli ultimi anni, cioè quello della prossima fine del petrolio e del susseguente inizio dell’era delle rinnovabili, con il declino definitivo del consumo del carbone.


Delle fonti energetiche attive nel XXI secolo di cui si posseggono dati sufficientemente affidabili - carbone, petrolio, gas naturale, nucleare, eolica, solare, idrica, biomassa, rifiuti e geotermica - le tre fossili costituivano nel 2015 più dei quattro quinti della produzione e dei consumi globali mondiali, pari a circa 13 miliardi di tep.
Oltre cinquanta anni fa (nel 1960) carbone, petrolio e gas naturale arrivavano al 93 per cento. Da allora è avvenuto:

un calo progressivo (dal 1970) dell’incidenza percentuale del petrolio – ma non ancora un calo della produzione e dei consumi in valore assoluto – dal 40 al 32 per cento;
un forte aumento progressivo dell’incidenza del gas naturale, dal 13 al 24 per cento;
un andamento oscillatorio del carbone; in forte calo fino al 2000 (dal 40 al 25 per cento), poi in ripresa sensibile e continuativa fino al 30 per cento attuale;
la comparsa e la diffusione del nucleare fino a una quota pari al 4 per cento;
di conseguenza, la percentuale delle rinnovabili è passata dal 7 al 10 per cento in 55 anni.

Se per era si intende il periodo temporale durante il quale una fonte energetica prevale in percentuale sulle altre (dopo l’omogeneizzazione in tep), queste considerazioni non fanno che confermare che siamo ancora in pieno nell’era del petrolio. E lo siamo proprio da 55 anni, essendo il 1960 l’anno in cui la percentuale omogeneizzata del peso dell’oil ha raggiunto quella del carbone che aveva dominato per tutto il XIX secolo e per la prima metà del secolo XX. [...]

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