Facciamoci furbi...un contatore smart non basta |
di Ugo Farinelli
Non vi è ancora (per quanto io sappia) una definizione di smart grid - o rete intelligente - su cui tutti siano d’accordo. Possiamo dire che una caratteristica presentata in generale da tutte le smart grid è la loro funzione di distribuzione dell’energia, il più sovente, almeno sinora, di elettricità
(ma anche di gas, di calore, di carburante o altri vettori energetici) ed eventualmente dell’acqua, cui si associano una o più reti (eventualmente ma non necessariamente sullo stesso supporto fisico) per lo scambio di informazioni. In particolare, al fine di rendere possibile o più economica o più vicina al mercato la distribuzione di energia nelle sue varie forme. Non è detto che ci si fermi qui.
Per molti, una caratteristica necessaria di una smart grid è la bi-direzionalità, cioè il fatto che sia l’energia sia l’informazione possano circolare in entrambe le direzioni, cioè (per usare i termini tradizionali) dal produttore al consumatore e viceversa. Concentrando per il momento l’attenzione sulle reti elettriche (il caso più importante e potenzialmente più ricco di applicazioni) può essere utile confrontare l’approccio storico alla fornitura di elettricità agli utenti finali con il modello - molto diverso - che si sta oggi sviluppando.
Il modello tradizionale, oggi largamente superato, si basava sulla previsione dell’andamento della domanda di elettricità in unità di grandi dimensioni, vista come una variabile indipendente e su cui si poteva influire molto poco.
L’unità di misura di questa previsione era nell’ordine delle centinaia di MW, aggregando gli impianti più piccoli a quelli maggiori, e scegliendo tipo e localizzazione dei nuovi impianti sulla base di una ottimizzazione economica dell’offerta di energia.[...]
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