Qualche timido raggio di sole nel plumbeo orizzonte

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di Roberto Napoli









Nel plumbeo orizzonte universitario ogni tanto compare qualche timido raggio di sole. La buona notizia è che, dopo 10 anni di continuo calo delle iscrizioni, è stata registrata un’inversione di tendenza, con circa 9.000 matricole in più (contro circa 250.000 immatricolati nel 2013/2014). Non è molto, ma è meglio di niente.


Ancor più positivo è il fatto che l’aumento risulta diffuso su tutto il territorio nazionale.Accanto ai dati oggettivi, si riscontra un’atmosfera psicologica meno grigia. A furia di convivere con tagli e sberleffi, gli universitari hanno ormai ispessito le resistenze epidermiche e si arrangiano a convivere più armoniosamente con ciò che passa il convento.
Eppure la situazione continua ad avere aspetti schizofrenici. Come produttività scientifica, la ricerca universitaria italiana si è arrampicata nelle classifiche internazionali, raggiungendo livelli quantitativi di tutto rispetto. Produciamo infatti circa il 4,5 per cento delle pubblicazioni scientifiche mondiali, nonostante gli impietosi raffronti sull’entità delle risorse. È una conferma che, quanto a capacità di barcamenarsi, non siamo secondi a nessuno, soprattutto quando si toccano le carriere personali.

Consideriamo in particolare il settore dell’ingegneria. Non è proprio detto che all’aumentata produttività scientifica nazionale corrisponda un più spedito cammino verso le innovazioni tecnologiche.
Da molti anni la ricerca universitaria ingegneristica italiana soffre di un male oscuro, conseguenza di una sottovalutazione politica, di confusione di obiettivi e di un tessuto industriale troppo frammentato.
Ho provato a richiamare alla mente i più significativi contributi scientifici delle università italiane nel settore dell’energia negli ultimi trent’anni. [...]

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