di Agime Gerbeti*
Dal 2008, Agime Gerbeti presta la sua opera come senior expert presso GSE. Ha partecipato come rappresentante per l’Italia a tavoli tecnici di negoziato e collaborato a numerose missioni imprenditoriali.
Ha pubblicato il volume CO2 nei beni e competitività industriale europea, prefazione di Tullio Fanelli, Editoriale Delfino (in inglese con il titolo A Symphony for Energy: CO2 in goods) con presentazione al Parlamento Europeo. Per l’Enciclopedia Italiana dell’Istituto Treccani, IX Appendice, ha redatto i lemmi, a firma unica: Mercati ambientali, Mercati energetici, Protocollo di Kyoto, Sistema elettrico nazionale.
*Questo articolo non rappresenta necessariamente l’opinione del GSE
Quanto vale il mercato dell’onestà? Quasi tutti risponderebbero che è una modalità operativa eppure, a seconda del luogo e del periodo storico, ha un valore (sociale) diverso. Per anglosassoni, asiatici ed europei, figli diretti di quell’età borghese che l’ha assurta a prima qualità, avrà un differente significato.
L’onestà non è quotata sul mercato eppure comporta delle esternalità immense, sia in positivo sia in negativo. Paradigmatico è il caso Volkswagen, dove l’onestà, o la sua assenza, ha portato a maggiori emissioni delle autovetture del Gruppo rispetto a quelle dichiarate. O come la Cina che, secondo l’International New York Times del 3 novembre 2015, avrebbe sottostimato del 17 per cento le proprie emissioni rispetto alle stime ufficiali. Curioso, ma la mancanza di onestà in questi casi ha portato all’esternalità negativa per eccellenza: l’inquinamento!
In economia, quando un’attività di produzione o consumo produce effetti (positivi o negativi) sul benessere di una terza parte non coinvolta, si manifesta un’esternalità. L’esternalità del consumo si verifica quando il consumo di un bene da parte di un individuo influenza il livello di utilità di un altro individuo, senza che tale influenza corrisponda una compensazione in termini monetari, dunque esterna al sistema di mercato. Analogamente, l’esternalità in un processo industriale si verifica invece quando è l’azione di un’impresa che causa analoghe conseguenze.
L’azione del soggetto provoca così un arricchimento o un depauperamento che non viene tracciato dal sistema, in quanto non è oggetto di una transazione economica vera e propria. È chiaro che la stessa sussistenza di un’esternalità, positiva o negativa, distorce il mercato: essa squilibra le posizioni effettive delle parti e mina la realizzazione dell’allocazione ottima dei fattori di produzione. Essa, sfuggendo al sistema, ne decreta il fallimento.
A questo problema gli economisti hanno cercato di dare una risposta poggiandosi su due grandi correnti di pensiero, con una soluzione privata, con il teorema di Coase, e una pubblica con le imposte pigouviane.[...]
©nuovaenergia
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