Parola d’ordine: decarbonizzare… Sì, ma con il buon senso |
di Elio Smedile
Scrivere un articolo su temi oggetto della Conferenza di Parigi sapendo che esso sarà letto dopo la conclusione dell’evento sembrerebbe in apparenza un no sense. Invece non lo è perché, qualsiasi siano (o siano state, per chi legge) le conclusioni (politiche) dell’importante Summit, esse non spostano di una virgola l’emergenza del riscaldamento globale; c’era prima e ci sarà anche dopo, perfino nell’ipotesi estrema che a Parigi prevalga (o abbia prevalso) l’inazione.
D’altro canto il presente articolo prende spunto da uno Studio dei ricercatori ENEA e FEEM, un esauriente compendio delle azioni che sarebbe necessario avviare in Italia per combattere il cambiamento climatico. Essendo un lavoro scientifico, prescinde per definizione dal subitaneo contesto temporale.
Nell’immediata vigilia dell’epocale COP21 di Parigi, lo scorso 26 ottobre 2015 è stato presentato a Roma il rapporto dal titolo Pathways to deep decarbonization in Italy realizzato da ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile) in collaborazione con FEEM (Fondazione Eni Enrico Mattei).
Ecco sinteticamente qualche cenno sui contenuti del documento e in particolare su alcune delle più salienti previsioni riguardanti specificamente la produzione di energia.
Il rapporto, uno strumento diretto essenzialmente ai policy maker, delinea nel suo insieme dettagliate proposizioni per una serie di drastiche trasformazioni del sistema energetico italiano, in grado di raggiungere in un orizzonte di medio-lungo periodo gli obiettivi di contenimento delle emissioni e di mitigazione degli effetti del riscaldamento globale.
Esso esplora diversi scenari per la decarbonizzazione del sistema energetico nazionale al 2050:
► CCS+FER, cattura e sequestro del carbonio e fonti rinnovabili;
► EFF, efficienza energetica;
► DMD-RED, riduzione della domanda;
e individua cinque linee guida strategiche per la transizione verso un’economia low carbon. Esse consentirebbero di ridurre le emissioni rispetto al 1990 di almeno il 40 per cento nel 2030 e di circa l’80 per cento nel 2050. Uno dei più importanti driver è la quasi totale decarbonizzazione dei processi di generazione elettrica che si traduce nella diminuzione fino al 96 per cento (!) nel 2050 rispetto al 2010 delle loro emissioni.
Negli scenari DDP (Deep Decarbonization Pathways) si prevedono tra l’altro significative diminuzioni della dipendenza dalle fonti fossili importate e un rilevante aumento della contribuzione delle fonti di energia rinnovabile (fino al 93 per cento nel 2050).[...]
©nuovaenergia
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