L’auditor energetico: romantico, accumulatore o razionale?

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di Nino Di Franco| ENEA, vicedirettore Unità tecnica per l’efficienza energetica


L’articolo 8 del D.Lgs 102/14 impone alle grandi imprese la realizzazione di una diagnosi energetica entro il 5 dicembre 2015. Una diagnosi, se condotta con sufficiente profondità e completezza, è in grado di individuare una rosa di interventi di razionalizzazione che, attuati, concorreranno al miglioramento del conto economico dell’impresa, oltre a produrre ricadute positive anche in ambito occupazionale e ambientale.


L’attività diagnostica non è un’incombenza di tipo burocratico-amministrativo; presuppone da parte dell’auditor conoscenze non superficiali dei processi industriali e delle relative implicazioni energetiche, e si deve sostanziare in un report, rilasciato a conclusione dei lavori, grazie al quale il committente conoscerà i propri diagrammi di prelievo, le aree di criticità, la quantificazione di indicatori energetico/ prestazionali (ad esempio: i kWh occorrenti per realizzare l’unità di prodotto) con individuazione dei benchmark, le impiantistiche interessate e le misure migliorative fisicamente ed economicamente implementabili, i relativi costi d’investimento/esercizio e indici di convenienza (VAN, TIR, payback, eccetera), la possibilità di ottenere incentivi, le fonti di finanziamento attingibili.

Le norme della serie EN 16247 stabiliscono i requisiti di base che una diagnosi conforme al D.Lgs 102/14 deve possedere. I risparmi energetici - la quantificazione dei quali costituisce il core dell’attività diagnostica - derivano dalla conoscenza di temperature, pressioni, velocità di efflusso, dimensioni, rendimenti, eccetera. Tali parametri tecnici vanno determinati con precisione, perché solo così si può passare dalla teoria alla prassi, dalla sensazione alla ragionevole certezza: condizione necessaria per poter sciogliere la riserva in merito all’economicità e quindi alla reale feasibility degli interventi, per sgombrare il campo da pregiudizi o falsi convincimenti, per chiarire finalmente gli aspetti su cui si nutrono dubbi, in conclusione per incidere fattivamente nel contesto che si deve risanare.
La possibilità di successo dell’attività ricade esclusivamente sulle spalle dell’auditor, il quale deve mettere in gioco tutta la propria professionalità in termini di conoscenze tecniche, capacità relazionali e sensibilità psicologiche. Al riguardo, volendo svolgere un esercizio di tipo socio-deontologico in base alla filosofia di intervento e allo stile di approccio, si possono tratteggiare i connotati di tre tipologie di auditor: i romantici peripatetici, gli accumulatori sistematici, i razional-compromissori.[...]


©nuovaenergia

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