La transizione energetica passa anche dal vocabolario
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di Giuseppe Gatti







Nella transizione energetica sta diventando ormai un luogo comune, l’espressione del politically correct in campo energetico. Non c’è Paese che non l’assuma come proprio obiettivo, non c’è operatore che non se ne proclami campione. Sin qui nulla di male, impossibile non dirsi d’accordo, sarebbe come dire che non si vuol bene alla mamma e solo un Franti potrebbe dire di non amare la mamma e di non volere la transizione energetica.


Quando però un’espressione diventa un luogo comune perde via via significato e si riduce a trita banalità e se poi il concetto originario è complesso, si perdono i connotati della complessità e le semplificazioni diventano semplicismo: è proprio quanto sta accadendo alla transizione energetica. Cosa intendiamo intanto con questa espressione?
Detto in termini radicali, il passaggio da un sistema energetico ad alto contenuto di emissioni di gas serra (in specie CO2) ad un sistema ad emissioni zero, basato quindi (sottolineo quindi perché bisognerà tornare su questo passaggio) integralmente su fonti rinnovabili “pulite”: idrauliche, eoliche, solari, geotermiche.
È di immediata evidenza il duplice ordine di difficoltà che si presenta. In primo luogo, la disponibilità di vento e sole è intermittente e non programmabile. Anche se in diversa misura e con diverse modalità, lo stesso problema presenta l’acqua. Si presenta qui la prima barriera tecnologica: realizzare sistemi di accumulo di grande portata, minimo ingombro, efficienti ed economicamente sostenibili. Per quanto periodicamente si annuncino prossime soluzioni (sono vent’anni che lo sento dire), questa vera rivoluzione tecnologica non è affatto dietro l’angolo ed è impossibile oggi formulare previsioni attendibili, sia in ordine alle caratteristiche tecniche sia quanto alla data del suo decollo.
Una seconda gamma di problemi nasce dall’applicazione “settoriale” della transizione. Normalmente si pensa solo alla produzione di energia elettrica, ma quanto ad emissione di gas serra il residenziale (riscaldamento) e i trasporti pesano percentualmente assai di più. La mobilità elettrica e l’elettrificazione del riscaldamento richiedono a loro volta la soluzione del problema precedente (l’accumulo) e applicazioni su scala ancora da ingegnerizzare.[...].

©nuovaenergia

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