Il parco termoelettrico di generazione sarà ancora utile
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NECESSARIO MANTENERE UNA SIGNIFICATIVA PRESENZA
(CIRCA 10 GW A CARBONE E 13 GW A GAS),
PER ASSICURARE
ADEGUATEZZA E STABILITÀ, IN UN ORIZZONTE AL 2030 E OLTRE,
RIQUALIFICANDO GLI IMPIANTI DI MAGGIORE EFFICIENZA
E COMPETITIVITÀ E DISMETTENDO PROGRESSIVAMENTE GLI ALTRI


di Luigi Mazzocchi | RSE



L’importante incremento della generazione elettrica da fonti rinnovabili, che ha raggiunto nel 2013 112 TWh lordi, pari al 39 per cento del totale, associata in parte all’effetto (auspicabilmente contingente) del calo della produzione industriale, sta progressivamente riducendo la quota di energia elettrica generata dagli impianti termoelettrici. Non a caso, alcuni operatori di impianti alimentati a gas hanno avviato interventi di dismissione di rilevanti quote di potenza installata. Se si analizza l’andamento della produzione elettrica a partire dal 2000, l’olio combustibile è sceso a valori prossimi allo zero, il gas ha raggiunto un massimo nel 2008 ed è ora in forte declino. Solo il carbone resta stabile come fonte di base, grazie ai bassi costi del combustibile.
È quindi legittimo domandarsi se questa tendenza sia irreversibile, se nel nostro Paese sia ancora necessario, in un’ottica pluridecennale, un parco termoelettrico significativo, e nel caso quali ne siano le funzioni e le dimensioni ottimali.


È intanto necessario riferirsi alle strategie comunitarie in materia energetica, e all’impatto che queste avranno sul nostro Paese. La Comunicazione della Commissione Europea COM(2014) 15, del 22 gennaio 2014, fissa per il 2030 i seguenti obiettivi:

emissioni di gas serra meno 40 per cento rispetto al 1990;
27 per cento dei consumi di energia da fonti rinnovabili.

Vengono quindi rafforzati gli obiettivi di de-carbonizzazione dell’economia, ai quali il settore elettrico ha già dato un forte contributo (ad esempio, in Italia le emissioni specifiche di CO2 nella generazione elettrica sono diminuite dal 2000 al 2013 di circa il 20 per cento). RSE ed ENEA hanno svolto un’analisi di impatto per l’Italia, assumendo che ci venga assegnato un obiettivo di riduzione delle emissioni di CO2 del 36 per cento rispetto al 2005 (meno 40 per cento rispetto al 1990). Questo scenario comporta misure aggiuntive e determina ulteriori cambiamenti nel settore elettrico. [...]

©nuovaenergia

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