DI TUTTO UN PO' 358 - Pronto? Vorrei dare una mano alla mia terra

Stavolta parto con una premessa, che quindi ritarda la partenza prima di addentrarmi nel nocciolo della questione: non ho molta dimestichezza con le moderne apparecchiature tele-digitali che hanno cambiato gli stili di vita dell’umanità. Prova ne sia che possiedo un telefonino (il termine è ormai d’antan) che suscita l’ilarità di chi lo nota. A dire il vero, la tastiera dell’aggeggio non fa intravedere numeri e lettere, la scatoletta presenta segni evidenti di usura e di degrado estetico, al punto che qualche spiritosone mi chiede, con garbo, se funziona a carbone.

E qui mi connetto subito ad una notizia che fa il paio con un’altra premessa che allontana il momento in cui il “in medias res” giustifica il suo significato. Mostro una certa simpatia, temperata negli anni, per la cucina - diciamo - un po’ ricca (di sapori). Da buon padano, non disdegno carni, burro e polenta. Tutte cose che per ottenerle richiedono tanta energia - anche delle braccia dei contadini - e tanta acqua, per ovvi motivi essendo la siccità poco amica dell’agricoltura e, in generale dell’uomo.

La premessa si sta per esaurire. Molti si sono accaniti contro lo spreco (a loro parere) di acqua quantificando le tonnellate che servono per produrre una bistecca o un quintale di mais. Per non parlare dell’inquinamento atmosferico prodotto dalle flatulenze di greggi, armenti e così via. Magari sarà anche vero, ma adesso pare altrettanto vero che per produrre un telefono di ultima generazione (chiamasi smartphone) servono quasi 13 tonnellate d’acqua. Tale quantitativo entra nell’orbita del concetto di impronta che (molto in sintesi) misura l’impatto del consumo delle risorse naturali necessarie per produrre qualcosa (aggiungerei dalla materia prima alla commercializzazione, per non parlare anche del dopo).

La notizia arriva da uno studio di Friends of the Earth, e non mi ha fatto piacere apprendere che per un paio di stivali servono 14,5 tonnellate di acqua. Possedendo solo scarpe, penso di aver già danneggiato abbastanza il Pianeta. Non tanto quanto devo avergli nuociuto essendo divoratore di cioccolata. Una barretta, infatti, consuma una tonnellata e mezzo di acqua.

Non ho nulla contro le moderne tecnologie anche se simpatizzo per la cultura umanista. A proposito, dopo aver scritto così, sulla lavagna mentre presentava in TV la sua riforma della scuola, spero che il nostro premier non incrementi il numero degli emulatori. L’evento di per sé ha una portata storica. Sarebbe la prima volta che non usa una parola in più ma toglie una sillaba.

Ritornando a noi, credo che terrò duro tenendomi caro e in tasca il mio telefonino archeologico. Ogni tanto lo guardo quasi fosse il Partenone, un edificio un po’ rovinato ma più bello di tanti orribili e avveniristici grattacieli. E, poi, fin che non scoppia e compro un modello più moderno, faccio del bene al Pianeta.

Giuliano Agnolini
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