Giusto 20 anni or sono una clamorosa notizia guadagna l’apertura della pagina Esteri sul Corriere della Sera del 7 dicembre. L’oro nero di Sua maestà. Un giacimento sotto il castello di Windsor. In Gran Bretagna è già polemica su chi incasserà le royalty mentre si disperano gli ambientalisti. La presenza di fantasmi & affini all’interno dei manieri inglesi ormai da tempo non faceva - e non fa - più notizia, ma 100 milioni di barili di greggio in cantina - questa la stima degli esperti interpellati che, tuttavia, prima di sbilanciarsi dichiaravano di dover perforare nel giardino privato della Regina per avere ulteriori riscontri - sono tutta un’altra cosa! Nei giorni successivi la notizia scompare dalle cronache, anche mondane, e a tutt’oggi non si hanno testimonianze di battute di caccia alla volpe condotte dovendo fare lo slalom tra pozzi di perforazione e oleodotti. Evidentemente, anche all’ombra della Union Jack di tanto in tanto si incontra qualche bufala; e poi dicono che gli inglesi non hanno il senso dell’umorismo...
D’altra parte, qualcosa bisognava pur inventarsi visto che l’autunno 1994 sembra essere stato particolarmente avaro di spunti sul tema oil&gas. Una rapida scorsa dei principali quotidiani evidenzia solo qualche trafiletto qui e là, o articolo di spalla; niente aperture in prima pagina a 8 colonne, per carità.
Oslo teme per le sue riserve di petrolio. La Norvegia sfrutta al massimo i suoi giacimenti ma la stagione d’oro potrebbe chiudersi presto (Sole 24 Ore, 2 novembre); Greggio, retromarcia per richiesta e quotazioni dopo l’inatteso incremento delle giacenze di benzine negli USA (Sole 24 Ore, 10 novembre); Ottobre: boom dei consumi petroliferi (Corriere della Sera, 17 novembre); Petrolio, quote ferme. La produzione resterà fissata nel 1995 a 24,5 milioni di barili al giorno (Corriere della Sera, 23 novembre).
Spazi contenuti, toni pacati, tensioni ai minimi storici. Proprio un bimestre all’insegna della calma (quasi) piatta per un Brent che quotava poco sopra i 17 dollari/barile. Nel complesso, la politica energetica fatica un po’ a trovare la sua strada, e non solo in Italia. Black out di concorrenza. Due anni di discussioni non sono bastate ai Dodici per fissare le regole per la liberalizzazione del mercato dell’elettricità. Raggiunta però un’intesa che stabilisce le linee guida e rimanda a una seconda fase il nodo della distribuzione del gas (Sole 24 Ore, 5 dicembre).
Da noi sembra finalmente giunta a un punto di svolta la questione Enel, che si trascinava ormai da mesi; e viene subito chiarito un punto fermo: meglio farsi poche illusioni su un calo delle bollette come diretta conseguenza di questa operazione. Enel ai privati entro giugno. Compromesso tra i ministeri sul riassetto dell’ente elettrico con lo scorporo di produzione e dispacciamento (Sole 24 Ore, 12 dicembre).
Un mese prima Giuseppe Gatti (allora direttore generale per l’energia del ministero dell’Industria) aveva così illustrato le possibili ricadute per gli utilizzatori. La privatizzazione dell’Enel sarà meno dirompente di quanto lo fu la nazionalizzazione dell’energia elettrica nei primi Anni Sessanta. Per prima cosa trasformerà radicalmente la politica dei prezzi che nel breve periodo aumenteranno per la maggior parte dei cittadini e per la grande industria (Tariffe elettriche più alte - Corriere della Sera, 19 novembre). Unico appunto a questa previsione (lungimirante e poco ascoltata...) quell’ottimistico riferimento al breve periodo.[...]
©nuovaenergia
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