IL GIORNALIERO - Se l’ambientalismo esagera ci va di mezzo anche il menù

21 ottobre 2014 - La notizia non è di ieri. A dire il vero è piuttosto stagionata: risale infatti a 20 anni or sono, tondi tondi. Ma è di una freschezza e attualità straordinaria in quanto mostra e dimostra come la lotta all’inquinamento atmosferico - sacrosanta, sia chiaro! - a volte assume toni che paiono davvero paradossali. Sarebbe un po’ come pretendere di contrastare l’aggressione di una fantomatica armata aliena munendosi di stuzzicadenti ed erogatori di senape.
E l’esempio è più pertinente di quanto possa sembrare...
Alle soglie dell’autunno 1994 la città di Los Angeles si stava preparando ad affrontare una nuova stagione ad alto tasso di inquinamento. Che fare per ridurre le emissioni? L’attenzione si è subito concentrata sui barbecue! “La polizia anti inquinamento di Los Angeles - si può leggere in un articolo pubblicato il 2 settembre 1994 dal Sole 24 Ore nelle pagine di Economia internazionale - ha proposto di proibire ai ristoranti di cucinare carni ai ferri e polli alla brace o fritti perché producono troppi fumi densi di grasso. Non si vuole proibire l’hamburger, hanno dichiarato le autorità, ma questo non significa tollerare nuvole di fumo”. Gli stessi promotori dell’iniziativa hanno reso noto che bistecche e braciole cucinate nei ristoranti di Los Angeles producono 33 tonnellate al giorno tra idrocarburi e particolato, quanto le raffinerie della zona!
Non si sa come siano procedute le cose, se i 6.000 fast food della grande città americana abbiano prontamente risposto all’appello cambiando i menù e offrendo solo carne lessa o immacolate tartare. Ma certo, dietro questa notizia, c’è qualcosa in più di una semplice curiosità che fa sorridere. A volte la lotta all’inquinamento sembra prendersela, per prima cosa, proprio con il buon senso...

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