Dossier
Archivio anno 2005 - NUMERO 6 - 2005

Il fattore H(2)

Sembra che nel 21° secolo l’idrogeno sia diventato il sostituto perfetto del protossido di azoto. L’affermazione farebbe saltare sulla sedia qualsiasi chimico, anche alle prime armi. Le due molecole sono così diverse, basta scriverle sulla lavagna per capirlo: H2 da una parte, N2O dall’altra! Eppure le suggestioni della comunicazione seguono strade alternative al rigore della chimica e rendono facile ciò che fu impossibile per gli alchimisti: la trasformazione degli elementi.

ImageIl protossido di azoto venne scoperto duecentotrentatre anni fa da Joseph Priestley e fu subito rinominato gas esilarante per la sua capacità – se inalato – di causare euforia. Ancora oggi, su Internet, esistono siti di dubbia legalità che offrono fialette di N2O a pochi dollari l’una per “animare le feste e ritrovare eccitazione e ottimismo nella vita”.

Poca cosa rispetto all’esaltazione massmediatica che sta causando l’idrogeno, il nuovo “gas dell’ottimismo”. Non serve neppure inalarlo, basta solo nominarlo. E ha effetti prodigiosi: innalza le vendite degli scrittori (e soprattutto i loro cachet quando sono ospiti di convegni sul tema), aumenta il consenso dei politici, sblocca finanziamenti altrimenti dimenticati, ridona candore all’immagine di aziende che, fino al giorno prima, l’unico ambiente che conoscevano era quello finanziario. La chiave del successo è racchiusa in una semplice frase: “Investiremo nello sviluppo dell’idrogeno”. E scatta l’applauso.

Davvero l’Italia rischia di scivolare dal monopolio dell’energia elettrica al monopolio della ricerca energetica? Fortunatamente no. La logica dell’innovazione (e dell’applicazione a livello industriale delle scoperte) segue strade alternative alle suggestioni della comunicazione. Molto si sta facendo, e ancor più resta da fare, in settori anche tradizionali, che non necessariamente iniziano per H. Curiosamente proprio Enea – fu Ente nazionale energie alternative, che alla manifestazione H2 Roma 2005 ha ribadito il proprio impegno “virtuoso” nella ricerca sul vettore del futuro, nonostante la carenza di fondi - è stata l’unica voce a declinare l’invito ufficiale di Nuova Energia a partecipare al dibattito.

Però, soprattutto nel settore, la R&S va concepita non solo come progresso tecnologico, ma anche come innovazione di processo e di servizio. Non si scandalizzino i ricercatori in camice bianco, ma a volte un prodotto finanziario all’avanguardia o un software inedito possono fare di più – in termini di risparmio, efficienza, uso razionale delle risorse, diversificazione – di un aerogeneratore di nuova generazione.

Ben venga l’idrogeno dunque. Purché la stampa superi la tentazione di riservare all’elemento che rappresenta il 75 per cento dell’Universo… i tre quarti dello spazio dedicato alla ricerca in campo energetico.