Le ragioni della Russia [versione 2014]

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di Gianguido Piani

             
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Nel settembre 2008 Nuova Energia ha pubblicato un articolo di Gianguido Piani dal titolo L’Occidente accusa, ma la Russia ha le sue ragioni. Una lettura alternativa - almeno rispetto al consensus dominante sui media - dei presunti torti sofferti dall’Unione Europea a seguito della (altrettanto presunta) politica energetica espansionistica di Mosca, poco attenta ai nostri bisogni...
A sei anni di distanza il problema sembra
per molti versi riproporsi. Abbiamo chiesto all’autore - che vive da tempo a San Pietroburgo - un aggiornamento sulla situazione e la risposta ricevuta è stata a suo modo sorprendente: “L’articolo potrebbe essere ripubblicato parola per parola senza neppure variare una virgola. La situazione è cambiata in piccoli dettagli contingenti, non nella sostanza”.
[Ri]leggere per credere! _______Da. Ca.
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Negli ultimi mesi la dose mediatica di notizie e commenti negativi sulla Russia ha superato di parecchio la norma. La Russia è accusata di espansionismo e di non prendere in considerazione ragioni e paure dell’Occidente.
Tali accuse si basano però sul presupposto implicito che l’Occidente (con Stati Uniti al primo posto e Unione Europea buona seconda) abbia sempre ragione, e il resto del mondo sempre torto.


Nemmeno l’Occidente considera ragioni e paure della controparte, e su questa strada si rischia di spingere la Russia a ridiventare davvero il nemico storico, ruolo del quale essa farebbe volentieri a meno. Una delle principali critiche avanzate alla Russia è il ruolo dello stato nella gestione dell’economia, con Gazprom come esempio principale. A Bruxelles, Londra e Washington non piace che il Paese si ponga degli obiettivi e li persegua grazie ai proventi della vendita di idrocarburi e materie prime.
Da diversi anni non manca editoriale del Financial Times o del Wall Street Journal che non chieda l’unbundling di Gazprom [di recente questi articoli sono un po’ diminuiti; adesso chiedono le riforme del settore gas in Ucraina, che solo alcuni anni fa lasciava ancora tutti indifferenti e contenti].


La visione dalla Russia è molto differente. Esattamente sedici anni fa, dopo il default dei buoni del tesoro russi e la forte svalutazione del rublo, il governo di Primakov e poi quello di Putin smisero di seguire i consigli della Banca mondiale e del Fondo monetario. Con la ripresa del controllo nazionale sulle decisioni economiche e grazie a scelte pragmatiche e intelligenti l’economia russa iniziò una fase di crescita che continua ancora oggi. Il fattore esogeno più importante è stato indubbiamente l’aumento dei prezzi di petrolio e gas, ma è anche innegabile che la nuova situazione sia stata gestita molto meglio da Putin di quanto non avrebbe fatto Eltsin. E oggi, a dieci anni [ovvero, sedici anni] di distanza, perfino gli Stati uniti si trovano a dovere promuovere massicci interventi pubblici nella propria economia. [...]

©nuovaenergia

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