Cicli combinati con esercizio flessibile
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NUOVI STIMOLI PER RICERCA E SVILUPPO


di Vincenzo Casamassima, Giuseppe Antonio Guagliardi, Michele Benini, Andrea Cammi| RSE



In questi ultimi anni si sta assistendo a una progressiva riduzione del fattore di utilizzo degli impianti a ciclo combinato. Le cause principali che concorrono a questo fenomeno sono il calo della domanda dovuto alla crisi economica e la concomitante forte crescita della quota di produzione da fonte energetica rinnovabile (FER), favorita dal contesto regolatorio (elevati livelli di incentivazione e priorità di dispacciamento). L’effetto combinato di questi fattori ha creato un eccesso di capacità produttiva, riducendo il margine di operatività degli impianti termoelettrici.


Se si analizzano i dati ufficiali forniti dal GSE, nel triennio 2010-2012 a fronte di una potenza installata idroelettrica e geotermica pressoché stabile, l’eolica è cresciuta del 39,7 per cento, la bioenergetica si è incrementata del 61,9 per cento e la solare ha avuto una vera e propria esplosione: più 373,3 per cento. Nello stesso periodo di osservazione la potenza termoelettrica convenzionale è rimasta pressoché stabile, con l’effetto complessivo di incrementare sempre più la quota di potenza da FER rispetto alla potenza installata complessiva.
Inoltre, se si confronta la quota di FER derivante da impianti eolici e solari con la quota derivante dai cicli combinati preposti alla sola produzione di energia elettrica (sono esclusi gli impianti cogenerativi che alimentano produzioni industriali di varia natura) si osserva una sostanziale parità fra le due quote (Figura 1). L’imponente sviluppo degli impianti eolici e fotovoltaici è proseguito anche nell’anno 2013, fino a superare i 27 GW installati complessivi. [...]

©nuovaenergia

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