Il Consiglio di Stato “smentisce” il GSE. Spira un vento nuovo?
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di Giovanni Battista Conte | avvocato in Roma



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Negli ultimi trent’anni lo Stato ha ritenuto che fosse opportuno ampliare la produzione di energia da fonti rinnovabili e, pertanto, ha previsto una serie di incentivi per gli impianti nuovi, riattivati e ripotenziati. In generale, l’esigenza di incentivare questi impianti è stata messa in relazione alla loro entrata in esercizio, con l’evidente finalità di spingere gli operatori ad accelerare i propri investimenti.


In considerazione di tale correlazione il concetto di entrata in esercizio si è trovato spesso al centro di contenziosi sfociati poi davanti agli organi della giustizia amministrativa. In particolare nella incentivazione degli impianti fotovoltaici, dove il rispetto dei termini per l’entrata in esercizio ha determinato l’ammissione a regimi incentivanti più o meno favorevoli, l’accertamento del rispetto di questo parametro è stato spesso il motivo del contendere. Il GSE ha assunto sul punto un’interpretazione molto restrittiva, che è stata tendenzialmente sposata dal TAR Lazio. Alcune recenti sentenze del Consiglio di Stato sembrano, però, voler riformare questo orientamento, assumendo un atteggiamento che presta maggiore attenzione ad un’analisi sostanziale dei singoli casi, piuttosto che ad una interpretazione rigidamente formalistica delle disposizioni.


In un primo caso, infatti, il Consiglio di Stato ha riformato una sentenza del TAR Lazio che aveva in parte respinto il ricorso di una società avverso una decisione di decadenza dagli incentivi di cui al secondo Conto Energia, dovuta alla mancanza dei cavi di connessione fra l’impianto e le opere di connessione lato utenza. [...]

©nuovaenergia

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